sabato 31 gennaio 2015
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È presto, troppo presto per festeggiare e pensare che la crisi sia alle spalle. Ma l’aumento di oltre 93mila occupati nel dicembre sorso rispetto a novembre (109mila in un anno) è certamente una buona notizia, di quelle capaci di infondere un po’ di fiducia.La rilevazione mensile dell’Istat non dice di più su dove questi posti di lavoro si siano creati e a quali condizioni. Sappiamo che purtroppo non riguardano i giovani (meno 7mila gli occupati) per i quali scende sì il tasso di disoccupazione ma a prezzo di un incremento di inattivi (meno ragazzi cercano un impiego), con Garanzia giovani che ancora stenta a funzionare. Per spiegare la "fiammata" di dicembre, allora, è possibile immaginare che si siano saldati tre fattori.Il primo è quello della stagionalità: nel commercio e nei servizi molti imprenditori hanno cercato di sfruttare il periodo natalizio aumentando l’offerta e di conseguenza hanno assunto personale temporaneo. Il secondo fattore è quello dell’accresciuta forza del nostro export, grazie al calo dei costi energetici e al deprezzamento dell’euro: il settore industriale ne ha approfittato per aumentare la produzione richiamando persone dalla cassa integrazione e procedendo a qualche assunzione con contratto a termine (ora liberalizzato) o attraverso la somministrazione. Il terzo è quello più incerto, per ora forse più un auspicio che non un dato di fatto, ma sul quale potrebbe valere la pena di scommettere. L’idea cioè che la crisi economica abbia veramente toccato il fondo e che le condizioni internazionali siano in questo momento le migliori possibili per rilanciare gli investimenti, assumere e provare sul serio a ripartire. A testimoniarlo, ad esempio, le notevoli performance degli ordini di macchine utensili (+19% nell’ultimo trimestre).La ripresa economica, insomma, sarebbe realmente in arrivo. Riuscirà l’occupazione ad agganciarla e farsi trainare? Dai dati di gennaio e soprattutto da quelli di febbraio e marzo, quando entreranno a pieno regime anche le modifiche sul mercato del lavoro, oggi ancora nel limbo, capiremo se questa è davvero la (s)volta buona.
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