sabato 17 gennaio 2015
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«Corruzione» è parola cruciale del lessico di papa Bergoglio. Ai corrotti Francesco ha riservato parole di fuoco, in diverse occasioni, fino ad auspicare – citando il Vangelo – che al corrotto «mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare». Non è un caso che uno dei primi libri editi in Italia a firma dell’ex arcivescovo di Buenos Aires portasse proprio il titolo Guarire dalla corruzione.Anche ieri nelle Filippine il Pontefice, che troppi si ostinano a dipingere come "buonista", si è espresso contro la corruzione, con franchezza e parresìa tutte evangeliche. Al cospetto delle autorità del Paese, dopo aver ricordato che i vescovi locali hanno proclamato un «Anno dei poveri», Francesco ha espresso la speranza che «questa profetica istanza determini in ciascuno, a tutti i livelli della società, il fermo rifiuto di ogni forma di corruzione che distolga risorse dai poveri». Non sono parole di circostanza: nella classifica dei Paesi più corrotti le Filippine si trovano al posto numero 105 su 176. «Una pratica diffusa che spazia dai vertici governativi ai livelli più bassi della scala sociale», aveva denunciato già nel 2008 il laicato filippino. Anche l’attuale presidente Benigno Aquino jr è nel mirino, dopo che, di recente, è scoppiato un enorme scandalo, detto del pork barrell (letteralmente «il barile del maiale»). Gestito con troppa discrezionalità, il fondo statale pensato per dare ai parlamentari la possibilità di promuovere progetti sociali in loco, in realtà, ha alimentato clientelismi e sprechi, creando un buco di proporzioni gigantesche nel bilancio dello Stato. Ben cosciente di questo, Francesco ha dichiarato che «è ora più che mai necessario che i dirigenti politici si distinguano per onestà, integrità e responsabilità verso il bene comune».A conferma dell’importanza della questione, che chiama in causa ogni cittadino, durante la Messa del mattino il Papa aveva ricordato che «il Vangelo chiama le comunità cristiane a creare "circoli di onestà", reti di solidarietà che possono estendersi nella società per trasformarla con la loro testimonianza profetica». Parole non meno severe il Pontefice le ha spese nell’incontro con le famiglie. Nei pressi del Mall of Asia, l’immenso centro commerciale di Manila (uno dei più grandi dell’intero continente), papa Bergoglio ha preso di mira «il materialismo e gli stili di vita che annullano la vita familiare»: già, perché il virus del consumismo "corrompe" anche una società dove i cattolici rappresentano la stragrande maggioranza e che si appresta a celebrare nel 2021 i 500 anni di evangelizzazione. Poi si è pronunciato, con toni che ricordano quelli di Benedetto XVI, contro «i crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero e una mancanza di apertura alla vita». In altre parole: c’è una corruzione – avverte Francesco – che tocca la società, mettendo a repentaglio i diritti dei poveri. Ma ce n’è un’altra, più subdola, che nasce e si sviluppa attorno alla cellula fondamentale della società: la famiglia. «Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa», scandisce. E davanti a preti e vescovi, già al mattino, ha denunciato senza mezzi termini «l’attacco di forze potenti che minacciano di sfigurare (rieccola, la corruzione! ndr) il piano creativo di Dio». Il Papa parla di «colonizzazione ideologica» in piena regola, e chiede di opporvisi con decisione, per evitare che l’identità del popolo filippino sia snaturata. No alla corruzione che corrode la società, no all’ideologia che corrompe il vero volto della famiglia. Ecco, in sintesi, il vibrante appello di papa Bergoglio ieri dalle Filippine. «Lei – ha commentato il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, rivolgendosi a Francesco – porta il fuoco, non per distruggere ma per purificare. Lei porta il terremoto, non per devastare ma per risvegliare». Vale per le Filippine, vale per il mondo.
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