martedì 31 marzo 2015
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L’inchiesta per corruzione a Ischia ripropone drammaticamente la questione morale per le imprese cooperative. Dopo il caso di "mafia capitale" – con il giro di tangenti e cattiva gestione che, secondo l’accusa, ha caratterizzato l’operato di alcune coop romane – la nuova indagine da un lato riporta alla luce un vecchio e assai opaco legame tra imprese e politica; dall’altro un preoccupante adeguarsi pure delle cooperative al peggio dei comportamenti affaristico-criminali.Non ci sono facili equazioni con cui illudersi di risolvere il problema. A fare la differenza non è semplicemente la dimensione delle cooperative: come a dire che oltre un certo numero di soci e lavoratori queste imprese siano più facilmente "indotte in tentazione" di ricorrere a mezzi illeciti per ottenere appalti e lavori. Di piccole (false) cooperative costituite solo per evadere imposte, contributi sociali e norme sul lavoro è purtroppo costellata l’intera Penisola. L’ultima scoperta giusto ieri a Brindisi con 500 falsi braccianti. E così pure sarebbe semplicistico ritenere che chiunque intenda lavorare con il pubblico – sia essa una Spa o una cooperativa – debba in qualche modo pagare un pedaggio all’amministratore locale o al sistema politico. Se così fosse, si dovrebbe bloccare qualsiasi affidamento e disporre l’arresto automatico di chiunque vinca un bando.No, nei casi di corruzione e, peggio, di collusione con la criminalità organizzata – come pare emergere secondo le accuse della procura – c’è sempre uno spazio di libertà che l’imprenditore o il dirigente di cooperativa esercita nell’accettare un compromesso maligno. E qui sta appunto quella questione morale che oggi interessa tutte le imprese, ma le cooperative di più. Proprio per la loro natura solidaristica. Perciò occorre che, oltre a far pulizia al proprio interno, le grandi centrali approfondiscano la riflessione su dove e soprattutto come fare oggi cooperazione. Non si può generalizzare, ma ne va della loro sopravvivenza. Destinare gli utili a riserva non basta a giustificare le garanzie sancite dalla nostra Costituzione se all’utilità sociale e alla democrazia economica si sostituisconono sfruttamento e corruzione, se la solidarietà scade in camarilla.
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