mercoledì 4 marzo 2015
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Luigi Di Maio è vicepresidente della Camera dei deputati. Al di là delle convinzioni politiche personali, nessuno può negare che sia un giovane intelligente, preparato, brillante. Un uomo pulito, che sa farsi capire, facendo attenzione a non offendere l’interlocutore. Riesce anche, con non pochi sforzi, a mantenere un certo equilibrio all’interno del movimento di cui fa parte. È mio conterraneo, attento e preoccupato, come non molti altri politici, alla sua terra. Più di una volta ci siamo ritrovati uno accanto all’altro a manifestare per il dramma dei rifiuti industriali tossici e nocivi per la salute che sono stati interrati nelle nostre campagne. Dobbiamo a lui e ai suoi amici se le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone – e tenute segrete per quasi 20 anni – hanno potuto venire alla luce. Federico Bisceglia, invece, era un magistrato 45enne, calabrese, che indagava sul dramma dei rifiuti nella “ terra dei fuochi”. Un uomo come pochi: intelligente e preparato, ma anche umile e appassionato. Un servitore dello Stato che ha saputo fare breccia nel cuore della gente. Nel giro di pochi anni, infatti, Federico aveva conquistato la fiducia di tutti, in particolare dei tantissimi volontari che lottano per la difesa del nostro territorio. Ho avuto la grazia di conoscere sia il primo sia il secondo, e di stabilire con ambedue rapporti di fiducia e di amicizia. Il motto che da sempre mi accompagna è “Chiamare a raccolta i buoni”. E di “buoni” il Signore in questi anni ce ne ha donati tanti. Nella notte di sabato, in Calabria, la regione che lo ha visto nascere e che lui tanto amava, Bisceglia è stato vittima di un gravissimo incidente automobilistico. È morto sul colpo il magistrato, amico nostro e della nostra terra. La notizia si è diffusa in un baleno e ci ha gettato nello sconforto. Abbiamo pianto Federico come si piange una persona di famiglia. In tutte le Messe di domenica abbiamo pregato per lui, in questi giorni celebrerò, insieme ai nostri comitati, una Messa per la sua anima. Il dubbio che non si sia trattato di un semplice incidente ma di un attentato ha cominciato a serpeggiare da subito. Anche sui social network e sui mass media c’è stato chi ha avanzato l’ipotesi che non si sia stata una fatalità. Ognuno è libero di pensare e argomentare come meglio crede. Certo, le parole hanno il loro peso e prima di pronunciarle è sempre bene valutarle con attenzione, soppesarle. Grande sconcerto, però, ho provato quando ho letto che anche il vicepresidente della Camera Di Maio ha preso a fare illazioni che sono molto più di semplici sospetti: «La magistratura farà le sue indagini e spero riveli presto la verità. Ma su queste cose ho smesso di credere al caso. Quando si tratta di “ terra dei fuochi”, di rifiuti e di violazioni ambientali, gli interessi in gioco sono internazionali. E chi indaga tocca sempre i fili dell’alta tensione». Queste parole mi hanno reso pensoso. Mi chiedo se sia opportuno che un’alta carica dello Stato si esprima in questi termini. Da semplice cittadino mi chiedo: «Ma Di Maio sa qualcosa in più di quello che sappiamo noi, per parlare così?». Se sì, allora ha il dovere di essere più chiaro. Noi, che su questo territorio lottiamo, abbiamo il diritto di sapere ciò che sa chi ci rappresenta e non per semplice curiosità, ma per mettere al sicuro le nostre vite. Se il caro Bisceglia fosse rimasto vittima di un attentato da parte di coloro che vogliono mettere a tacere chi alza occhi e voce sul dramma dell’inquinamento in Campania, sarebbe infatti più che probabile che gli assassini tornino a colpire. In questo caso, chi è più esposto meriterebbe di essere avvisato, protetto, tutelato. Se invece Di Maio, come tutti noi, non ha nessuna prova che avvalori il suo parlare, allora sarebbe meglio che taccia, aspettando, paziente, che le indagini della magistratura facciano il proprio corso. Le parole del vicepresidente della Camera non hanno la stessa portata di quelle di un semplice cittadino. Sono per se stesse autorevoli, provocano allarme, fanno perdere la pace. E questo a tanti è accaduto.
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