martedì 21 ottobre 2014
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Ieri nei tribunali di tutta Italia è stato un lunedì più difficile del solito: i giudici onorari (got) e i viceprocuratori onorari (vpo) si sono infatti astenuti dal lavoro in segno di protesta per una riforma che è attesa da anni, ma ancora non arriva. Che rischia, anzi, di non arrivare più, restando seppellita sotto una semplice maxi-proroga: 16 o 12 anni (dipende dall’età degli interessati, se inferiore o superiore ai 40), scaduti i quali la grande maggioranza dei got e vpo – che per lo più è iscritta all’albo degli avvocati – si troverà intorno ai 50 anni più precaria che mai, se non disoccupata.  Durante l’ultimo incontro avuto con le associazioni di categoria, il 12 settembre, il ministro della Giustizia Andrea Orlando avrebbe detto agli interlocutori che così il governo lascerebbe loro un lasso di tempo per «guardarsi intorno». Insomma, per decidere che cosa fare davvero 'da grandi'. Eppure, secondo i dati forniti da uno dei loro sindacati (l’Unimo), i magistrati onorari rappresentano la pubblica accusa nell’80% dei processi di tribunale e nel 100% dei casi di competenza del giudice di pace, mentre nel giudicante hanno carichi di lavoro del tutto simili a quelli dei colleghi ordinari. Per questo ieri, a causa dell’altissima adesione allo sciopero che durerà fino a venerdì – con punte del 100% a Milano, Torino, Firenze, Cagliari, Foggia, Salerno – moltissime udienze sono state rinviate. Insomma, le toghe onorarie (che per il loro lavoro sono pagate 73 euro netti a udienza, senza diritto alla pensione né all’indennità di malattia/maternità) servono alla giustizia italiana. Anzi, sono necessarie, come ha riconosciuto anche l’Associazione nazionale magistrati e ha ripetuto ieri il procuratore di Torino Armando Spataro.  Con il ddl delega varato il 29 agosto dal Consiglio dei ministri sembrava che l’annosa questione si avviasse finalmente a una conclusione positiva: la riforma avrebbe dovuto prevedere la stabilizzazione dei precari in toga e la loro unificazione con i giudici di pace. La speranza è che, alla fine, la ragionevolezza prevalga. Negli uffici del Ministero di via Arenula assicurano che andrà così. In caso contrario, però, si rivelerà urgente una modifica all’articolo 106, secondo comma, della Costituzione. Alla frase «la legge sull’ordinamento giudiziario può ammettere la nomina, anche elettiva, di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli» andrà aggiunto: «Ma per i magistrati onorari non esistono diritti certi, né certezza del diritto».
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