giovedì 20 novembre 2014
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Dell’udienza generale di ieri ci ricorderemo sempre la «faccia da immaginette», simbolo di una santità da fenomeni speciali, da penitenze eroiche, da scelte straordinarie ed eccezionali. Richiamandosi all’insegnamento del Concilio, Papa Francesco ha voluto ricordare che la santità è semplicemente altra cosa rispetto a questo cliché d’altri tempi, che essa è dono e chiamata possibile e compatibile con la vita delle persone normali: quelle che hanno un lavoro comune, una famiglia come tante, un’esistenza carica di fatiche, di gioie, di preoccupazioni, di gesti ordinari che si ripetono ogni giorno uguali a se stessi. Fino qui, per chi ha qualche familiarità con il magistero del Concilio, nulla di particolarmente nuovo. Il bello comincia quando si comincia a pensare che, se questa è la santità, allora è una questione che riguarda ciascuno, invitato a interrogarsi su che cosa significa questo messaggio nella sua vita di ogni giorno.  Il Papa fa tanti esempi semplici che illustrano come il segreto di una 'vita da santi' stia nel vivere con amore e nel fare con onestà e responsabilità il proprio compito quotidiano: ascoltare una persona che ha bisogno di condividere con noi le sue preoccupazioni, aprire la mente e il cuore di un bambino al bene, fare con serietà il proprio dovere al lavoro, portare con serenità il peso di una sofferenza, prestare attenzione e aiuto a un povero… Molte giornate sono apparentemente fatte di nulla: di gesti che si ripetono sempre uguali, di incontri, tentazioni, relazioni… gioie di cui non riusciamo a sentire più il sapore, preoccupazioni che sembrano schiacciarci, sofferenze che ci pare di non essere in grado di portare. Allora è il momento di rientrare in se stessi e di cercare il senso di tutto nella profondità della coscienza, là dove avviene il nostro incontro con il Signore. Cammineremo sulla via della santità se riusciremo a trovare che ogni gesto, anche quelli di cui nemmeno ci siamo accorti, era tenuto insieme dal filo dell’amore, dal desiderio di dare gioia, dalla scelta di non mettere noi stessi al centro. Nelle giornate sempre uguali chi ha coltivato il senso dell’amore e custodito dentro di sé l’Amore può scoprire la novità sorprendente e appagante che ogni istante reca con sé.  Il richiamo a una santità quotidiana ci invita a ripensare la nostra idea della vita cristiana: che è quella che non sta ad aspettare la grande occasione, o l’evento straordinario. Una vita cristiana da santi dipende dal modo con cui dentro di noi e nelle nostre scelte quotidiane siamo in grado di far incontrare il Vangelo e la semplicità della nostra esistenza, riuscendo a far scoccare dentro la vita la scintilla di grazia, di bene, di grandezza che essa racchiude. Le scintille si vedono, e parlano della bellezza della vita, dono comune a noi e a ogni essere umano. Ma tutto questo non si improvvisa. Occorre essere persone non superficiali, che nel tempo hanno imparato a riconoscere il valore del’esistenza a partire dalla profondità, rifiutando l’illusione dell’immagine, la suggestione del ruolo, la lusinga delle grandi occasioni.  La via della santità è tanto semplice quanto severa: richiede cristiani che sanno pensare l’esistenza a partire dal Vangelo, che lo frequentano ogni giorno, come papa Francesco ci ha suggerito anche la scorsa domenica, che scoprono nel silenzio la sua bellezza straordinaria e la forza con cui esso trasforma il modo di guardare l’esistenza. Richiede ancora che si vada all’Eucaristia della domenica per accogliere quella riserva di amore di cui ha bisogno la nostra settimana per svilupparsi nella stessa logica: quella del Signore che ha amato 'fino in fondo'.  Con questa consapevolezza, potremo scoprire con gioia che attorno a noi c’è più santità di quanta crediamo: è quella vita buona, vissuta con dedizione e con onestà, di cui tante persone danno testimonianza, contribuendo a tessere il tessuto forte della nostra società. E così si potrà vedere che la santità non è un fatto privato o intimista, ma che veramente costruisce il mondo.
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