sabato 20 agosto 2016
L'assunzione «per chiamata»: un'opportunità per i prof (se non si cade nell'arbitrio)
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Ha fatto bene il ministro  dell’Istruzione Stefania Giannini, prima di Ferragosto, a richiamare i presidi in merito alle corrette procedure delle cosiddette «chiamate per competenze» dei docenti in vista del nuovo anno scolastico. Perché nelle procedure per il conferimento degli incarichi triennali nei giorni precedenti erano stati denunciati dai sindacati casi di discriminazione nei confronti di docenti donne in condizione di gravidanza oppure con figli piccoli. Pare che qualche dirigente, in particolare in alcune scuole delle Marche, si fosse permesso di chiedere alle candidate all’incarico informazioni sui figli o su possibili aspettative in caso di gravidanza: comportamenti che il ministro ha definito «gravi», chiedendo approfondimenti ai competenti Uffici Scolastici Regionali. Sarebbe triste che anche il settore del pubblico impiego, finora immune da tali storture, facesse proprie criticità purtroppo talora presenti nel settore privato. Non sarebbe certo questa la 'buona scuola' auspicata dal premier Matteo Renzi. La presa di posizione del ministro Giannini è importante perché serve a sgombrare il campo da equivoci legati alle nuove chiamate per competenze. A beneficio dei non addetti ai lavori, va ricordato che la «chiamata per competenze» è una delle novità più controverse introdotte dalla legge 107/15, nota appunto come legge sulla 'buona scuola', la quale prevede la possibilità che i dirigenti scolastici individuino per i propri istituti i docenti i cui profili siano maggiormente coerenti con il piano triennale dell’offerta formativa e con il piano per il miglioramento della didattica.  Chiariamo che non si tratta - come da alcuni paventato - della facoltà, per i presidi, di 'assumere' o di 'licenziare' i docenti, poiché essi li scelgono tra quelli già immessi in ruolo in un certo ambito terrioriale (vale a dire un raggruppamento di alcune scuole). I docenti neoassunti caricano il proprio curriculum sul sito del Ministero dell’Istruzione e i dirigenti scelgono tra i docenti disponibili quelli che più si adattino alle esigenze didattiche del loro istituto. I maestri e professori che non siano stati opzionati da una specifica scuola, vengono assegnati dal Ministero stesso a quelle rimaste disponibili nello stesso ambito territoriale. Si tratta della prima volta che i dirigenti hanno la possibilità di intervenire direttamente nel processo di formazione della loro 'squadra di lavoro', mentre fino allo scorso anno il conferimento delle cattedre e i trasferimenti dei docenti avvenivano sulla base di criteri rigidamente burocratici, legati per lo più alla sola anzianità di servizio. È un fatto positivo che ora vengano valutate anche le competenze di ciascuno, che insomma si guardi ai docenti come a persone e non come a numeri in una graduatoria. A patto però che non si cada nell’arbitrio e, nel caso specifico, nella penalizzazione di alcuni docenti sulla base delle loro esigenze di famiglia. Visto che poi tutti i governi sono pronti a difenderla, la famiglia. Speriamo non solo a parole.
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