sabato 12 marzo 2016
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Caro direttore,  in questi tre anni di pontificato papa Francesco ha saputo parlare alla Chiesa e al mondo con semplicità disarmante, dicendo delle cose importanti, cruciali per la nostra epoca, facendosi capire da tutti. Lo stile di sobrietà è parte del suo messaggio perché trasmette una opzione privilegiata per i poveri. Lo ha ricordato anche alla Chiesa italiana, nel suo intervento a Firenze lo scorso novembre, quando parlò dell’inclusione sociale dei poveri come via per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo e raccomandò ai cattolici italiani di essere fermento di dialogo, di incontro, di unità nella ricerca del bene comune. Una prospettiva nella quale le Acli si ritrovano pienamente e che sta alla base dei nostri progetti.  Non è il denaro che conta. Anzi, il pontefice ha messo ripetutamente in guardia contro il pericolo dell’idolatria del denaro. Contano le persone, a cominciare dai più piccoli, conta la fraternità, la carità come testimonianza concreta della fede, che dà coraggio per liberare il genere umano da ciò che lo opprime. Questo stile, diretto e assai incisivo, sulle questioni sociali ripropone e aggiorna l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa nel confronto con le nuove sfide del mondo contemporaneo e carica di nuovi stimoli l’ispirazione cristiana nell’impegno sociale e politico.  Espressioni semplici ed enormi nello stesso tempo, come la denuncia della «cultura dello scarto», della «cultura dell’indifferenza» specie nei confronti dei drammi dei migranti, del «denaro che deve servire e non comandare», della «terza guerra mondiale che viene combattuta a pezzi», della necessità di «costruire ponti anziché erigere muri», delineano l’orizzonte entro il quale si colloca l’impegno dei laici cristiani nella società a fianco di tutte le persone di buona volontà per superare tutto ciò che ferisce la dignità umana e per volgere gli attuali venti di guerra in percorsi di pace. Come ha detto alle Acli, quando lo abbiamo incontrato l’anno scorso per il 70° dell’Associazione, è tempo di dare una «risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna: c’è un idolo, il dio-denaro». E davanti a questa pseudo-cultura invita tutta la famiglia umana a realizzare un sogno che vola più in alto in cui ciascun essere umano possa esprimere e accrescere la dignità della propria vita.

*Presidente nazionale delle Acli

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