mercoledì 14 settembre 2016
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Caro direttore, l’impegno affinché il referendum costituzionale del prossimo autunno possa divenire una grande occasione di esercizio della democrazia e della partecipazione riguarda tutti. Va evitata la personalizzazione in modo che il confronto possa caratterizzarsi maggiormente sugli effetti concreti della riforma sul piano dell’equilibrio fra i poteri, dell’iter di formazione delle leggi, del rapporto tra Stato ed Enti locali. Vanno evitati anche i toni ultimativi – in tal senso la Brexit dovrebbe averci insegnato qualcosa – in favore di un proficuo confronto tra le ragioni del Sì e quelle del No, sapendo che oltre al risultato conta anche, e forse soprattutto, il modo in cui il Paese attraverserà la scadenza referendaria. Vi deve essere altresì l’impegno da parte di tutti, in particolare dei gruppi dirigenti, a condurre il confronto sulla riforma costituzionale nella consapevolezza della grave congiuntura che sta attraversando non solo il nostro Paese bensì l’intera Europa, causata da politiche economiche che si sono dimostrate inadeguate e da scelte geopolitiche che hanno surriscaldato le regioni limitrofe al nostro continente, innescando guerre e accrescendo, con i profughi di guerra, i già consistenti flussi migratori. La discussione sulla nuova architettura costituzionale non può prescindere dal dato della crisi che assilla oltre i due terzi del corpo elettorale. Perché è così che il Paese reale la intende. L’Europa, insieme agli Stati Uniti, è scossa dal dilagare dei populismi che suscitano forte preoccupazione. I cittadini chiedono alle forze politiche e ai governi delle risposte sulle priorità del lavoro, del welfare, dell’avvenire dei giovani che diano un senso ai sacrifici che vengono loro richiesti. Il cattolicesimo sociale e politico sta raccogliendo questa sfida privilegiando le occasioni di informazione, di partecipazione e di dibattito sulla riforma costituzionale a testimonianza di una maturità e di un radicamento nel Paese a servizio del bene comune e in funzione di una pedagogia popolare per la formazione di un giudizio personale, ragionato e consapevole da parte dei singoli cittadini. 
 
*Presidente Fai, Federazione Acli internazionali
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