venerdì 5 febbraio 2016
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Non vuol saperne di rientrare nei ranghi, nemmeno da morto. E tantomeno ora che la strada, anzi l’autostrada di Roma, è come un tappeto d’asfalto al passaggio dell’autovettura con la teca trasparente, e dentro le sue spoglie. Qualcuno, scorrendo la storia, e saltando forse qualche capitolo, ha parlato come del viaggio della rivincita: la rivincita postuma di padre Pio, diventato poi santo anche per gli altari, dopo la proclamazione a furor di popolo che, a stento, ha atteso il giorno della morte. Un viaggio trionfale, scortato da misure di sicurezza ordinarie – quelle delle forze dell’ordine, mobilitate come nelle grandi occasioni – e quelle straordinarie dei saluti, delle carezze e dei fiori delle folle che, solo per vederlo passare, si sono assiepate nei paesi di transito o sono andate ad affacciarsi dai cavalcavia, i balconi tristi che danno sulle autostrade. Questa storia della rivincita, padre Pio non l’ha mai adombrata in vita e prospettarla ora per san Pio rischia solo di raccontare con i tempi sbagliati una vicenda che dal convento e dal confessionale di San Giovanni Rotondo non ha mai smesso di parlare all’oggi della Chiesa e della società civile. Tanto più al tempo della «Chiesa in uscita» di Francesco. San Pio da una terra del Sud, il Gargano, il confratello di Ordine e di altare, Leopoldo Mandic, da una regione del Nord, il Veneto, attraversano il Paese come a stringerlo di tenero assedio nel segno di una misericordia che Francesco, fin dall’inizio del pontificato, continua a gettare nella mischia come la 'carta' decisiva per far ritrovare all’uomo la strada della sua umanità e alla società’ quella di una giustizia che vada oltre i conteggi del dare e dell’avere.  Niente più di questo pellegrinaggio da un capo all’altro del Paese riesce a esprimere, anche in senso simbolico, la natura e il volto di una Chiesa che sa di poter percorrere le strade del mondo proponendo, a viso aperto, il modello di una santità mai uscita fuori dal tempo, e venuta sempre a capo dei ripetuti tentativi di estromissione quantomeno culturale. La santità non ha mai lasciato le strade del mondo; anche quando, come i due santi che da luoghi opposti hanno raggiunto la Roma del Giubileo straordinario della misericordia, la strada è stata quella apparentemente angusta di un confessionale presidiato per lunghe ore, nel silenzio di incontri intensi e talvolta drammatici. Più di ogni altra è «in uscita» proprio la Chiesa della santità, della quale la moneta corrente, e mai a rischio di bancarotta, è la misericordia; e pilastro sono le opere corporali e spirituali che la identificano. Il pellegrinaggio di san Pio e san Leopoldo ha aggiunto ora qualcosa in più a questa santità uscita allo scoperto e che si è resa manifesta: a sua volta non è apparsa estranea, è stata riconosciuta e ha finito per mettere l’accento giusto sul valore della testimonianza, così centrale in questo Anno Santo straordinario della misericordia. Soprattutto questa santità per strada può aver fatto bene al Paese, attraversato non da un corteo, ma da una vena di sana religiosità popolare, anch’essa uscita d’un tratto allo scoperto. Le immagini in bianco e nero della vita dei due santi sono apparse davvero senza tempo; e quelle a colori dei saluti, degli assembramenti e degli intralci al traffico delle due teche, sono state come gli affreschi di una modernità che non passa.
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