martedì 18 ottobre 2016
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In Italia c’è un nuovo Sud. Non è geografico, ma generazionale, ed è rappresentato dai giovani: sono loro i nuovi poveri. Lo si rileva da tempo, ma il rapporto Caritas diffuso ieri ne ha fornito una fotografia nitidissima: la povertà è inversamente proporzionale all’età. In sostanza più si è giovani e più è alta l’incidenza della povertà. Le cifre aiutano a capire meglio: i poveri assoluti sono 11 ogni 100 tra i minorenni, 10 ogni 100 nella fascia tra i 18 e i 35 anni, solo 4 tra gli "over 65". Parlare di giovani poveri vuol dire parlare di famiglie in difficoltà, ovvero dei genitori che a fatica mantengono quei ragazzi. È tenendo ben presente questo che può si può tentare una valutazione complessiva della manovra da 27 miliardi varata sabato.

Cioè: quanto la legge di bilancio per il 2017 guarda ai veri e nuovi bisogni, delineando un orizzonte di speranza, e quanto invece rivolge il suo sguardo al passato o si piega sulle esigenze elettorali del presente più stretto? L’intervento sulle pensioni complica questo giudizio. L’estensione e l’aumento della 14esima anche a chi povero non è, perché magari possiede immobili o altre rendite, è misura incomprensibile se si pensa alle verifiche patrimoniali che vengono richieste alle famiglie con figli quando si tratta di concedere loro qualcosa. Inoltre grava su questa manovra una correlazione impossibile da dribblare: il link con il referendum costituzionale del 4 dicembre. Come non vedere nei tanti bonus un tentativo di raccogliere consenso?

Il grosso delle critiche si orienta inevitabilmente proprio in questa direzione. Ad essere onesti si dovrebbe però ammettere che le "esigenze elettorali" della politica economica non si sono materializzate improvvisamente con il governo Renzi, anzi, e sarebbe ingeneroso valutare una manovra esclusivamente da questa prospettiva. Guardando a famiglie, giovani, scuola e povertà, nei mille bonus della manovra il volto "sociale" emerge.

C’è. Viene dopo la spinta corposa e importante per sviluppo e lavoro data agli investimenti pubblici e privati, il taglio dell’Ires alle imprese e la tassa "piatta" per quelle piccole, il recupero del nero fiscale nascosto all’estero - misura ai confini, ma fuori dal perimetro tecnico, del condono - ma c’è. Il governo ha promesso che dal 2018 si incomincerà a riformare il fisco nella direzione del Fattore famiglia per agevolare i nuclei numerosi: non è subito, ma come "cauzione" ha concesso un anticipo di 600 milioni destinati alle famiglie bisognose con figli. Si tratta di politica "contro" la povertà, non "per" la famiglia, tuttavia è un passo importante.

Al contrasto alla povertà è stato invece destinato il miliardo già stanziato lo scorso anno, mentre i 500 milioni in più annunciati arriveranno anche questi nel 2018. I sostegni che interessano più da vicino le famiglie si sono moltiplicati: confermati il bonus baby-sitter da 600 euro mensili e il bonus bebè da mille euro l’anno, la manovra introduce un altro bonus da mille euro per l’asilo nido e un’una tantum da 800 euro per le future mamme.

Conferme e belle novità anche sul fronte cultura e scuola, dunque per i giovani. Resta il "vecchio" bonus da 500 euro ai 18enni, si espande l’area dell’esenzione dalle tasse scolastiche e arrivano maxi borse di studio per chi se lo merita. Significativa poi la rottamazione ideologica che Renzi ha fatto nella contrapposizione tra scuole statali e paritarie: nel miliardo aggiuntivo per la scuola una parte andrà alle paritarie che accolgono molti disabili oltre che alle materne paritarie per il servizio che svolgono. Chi critica questa misura non ha figli, sa poco o nulla delle disabilità oppure non conosce il mondo degli asili. Una legge di bilancio da sola non può decidere le sorti di un Paese e la sua capacità di assicurarsi un orizzonte di speranza e di futuro. Il premier lo ha riconosciuto: «Non ci sono bacchette magiche, ma passettini in avanti su tutti i fronti».La scommessa di un intervento in deficit, che può tradursi in un differimento di tasse, è partita aperta. Lo sguardo sul passato (pensioni) e sul presente immediato (referendum) è forte. I bonus possono essere dolci graditi quanto dannosi per la salute, ma allo stesso tempo possono diventare, se utili e necessari come molti degli interventi previsti, le basi per le colonne di un edificio più grande. E nella proliferazione dei 'buoni' questa volta, più che in passato, sono stati messi a fuoco temi e questioni cruciali: è su questi che ci si deve concentrare esercitando la giusta pressione perché si trasformino nelle fondamenta di una politica coerente nel sostenere i genitori, i giovani, i poveri. Dare corpo alle ambizioni di uno sviluppo equo e sostenibile significa saper selezionare gli interventi che guardano al futuro, ai figli di oggi e domani; e poi distinguere le misure per sconfiggere la povertà delle famiglie da quelle per aiutare le famiglie a non cadere nella povertà. Oggi c’è una finestra socchiusa, domani va spalancata con coraggio.

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