sabato 23 luglio 2016
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Il 25 luglio è calendarizzata alla Camera una proposta di legge permissiva che modificherebbe la normativa circa la detenzione e la coltivazione delle droghe cosiddette 'leggere'. Le motivazioni di questo provvedimento sono quelle consuete: per esempio, colpire le organizzazioni mafiose, concentrare le energie delle forze dell’ordine nella repressione di altri fatti delinquenziali più seri, ecc. Circa l’obiettivo di molti tra i proponenti di questa legge di arrivare, prima o poi, alla legalizzazione della vendita di droghe, si può però ribattere che o spacciare sostanze stupefacenti è moralmente lecito e non criminale, e allora non si capisce perché vietarlo a queste organizzazioni, oppure se spacciare non è moralmente lecito e se inoltre è da criminali, allora non lo deve fare nessuno, neanche con la licenza dello Stato.

 

Legalizzando la cannabis, lo Stato permette che qualcuno possa esercitare attività immorali e criminali (per esempio per le conseguenze in termini di incidenti stradali dell’uso di droghe), purché abbia la 'patente': fatte le debite differenze, è un po’ come dare a qualcuno la licenza di assassinare, per togliere i profitti ad altri killer. E già la legalizzazione della coltivazione e detenzione di droghe favorisce la possibilità di spacciare. Inoltre, gli spacciatori che rimarrebbero senza la licenza dello Stato, non potendo più guadagnare tramite lo smercio di cannabis, si concentrerebbero sul commercio delle droghe più redditizie (per es. eroina, cocaina e le cosiddette droghe sintetiche), aumentandone il consumo nel nostro Paese. Del resto, se si legalizzasse la cannabis, l’acquisto resterebbe precluso ai ragazzini e ai bambini. I signori di questo mercato cercherebbero, prevedibilmente, di indurli alla droga per ricavare ancora profitti da loro, non potendo più guadagnarne con la vendita agli adulti. 

 

Secondo alcuni antiproibizionisti la legalizzazione delle droghe ne fa diminuire il consumo, perché rimuove il fascino del proibito. Sennonché le leggi incidono sulla cultura di un popolo (ed è soprattutto per ragioni culturali che, talvolta, alcuni Paesi con leggi più restrittive registrano più consumo di altri che hanno leggi meno restrittive). Ora, la legalizzazione di una prassi la accresce, perché per molte persone ciò che è legale è anche morale.

 

La legalizzazione delle droghe e della loro coltivazione farebbe cadere molte remore morali rispetto al consumo e inoltre faciliterebbe la possibilità di procurarsele, addirittura a casa propria. Non è poi vero che chi vieta il commercio delle droghe dovrebbe vietare anche quello degli alcolici: mentre il consumo – anche moderato – di droghe comporta quasi sempre dei danni, come minimo per l’incolumità pubblica (ad esempio, per i già citati incidenti stradali provocati da chi usa sostanze stupefacenti), l’uso moderato degli alcolici non è invece, di per sé, pericoloso.

 

Anche le droghe 'leggere', comprate o coltivate autonomamente, producono spesso effetti gravemente nocivi per la salute e per le capacità cognitive – lo rilevano gli esperti, alcuni dei quali sono stati auditi alla Camera – e sono spesso propedeutiche al consumo di droghe peggiori. Ma, anche se ciò non fosse vero, resta il fatto che la dignità umana consiste – basta rileggersi indimenticabili pagine di Socrate, Aristotele, Pascal, Kant, e di tanti altri grandi e illustri pensatori – anche nella stupenda capacità di poter pensare e agire liberamente, mentre le droghe possono comportare alterazione del senso della realtà, esperienza di stati di allucinazione, modificazioni delle percezioni auditive e visive, cessazione delle inibizioni (il cosiddetto 'sballo'), ovvero la rinuncia, per un certo lasso di tempo, a volere, pensare e agire come persone libere, dunque l’abdicazione dalla propria dignità umana. La droga, di qualsiasi tipo, spersonalizza l’essere umano, lo svilisce e degrada, talvolta fino a renderlo schiavo. È questo che si vuole?

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