mercoledì 29 giugno 2016
In attesa dei quarti di finale: Francia-Islanda e la noia esistenziale e la confusione metafisica della vecchia matrona parigina contro un manipolo di biondi guerrieri che neanche stanno in Europa ma che vogliono vincere l’europeo. (G. Poretti)
Euro2016, inglesi fuori al pub. Dentro islandesi
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Questa è decisamente la settimana in cui gli inglesi non ci vogliono stare in Europa: lo ha dimostrato persino la nazionale di calcio, con in testa il portiere Hurt, che con una sua parata ha messo la x sulla scheda elettorale per l’abbandono dal campionato europeo di calcio.  Se ne vanno gli inglesi, rimangono gli islandesi, questo è il calcio, questa è soprattutto l’Europa: indecifrabile, bizzarra, utopica, folle. Visto che gli strumenti tradizionali quali la politica, la storia, l’economia, la sociologia e la psichiatria risultano inefficaci per analizzare il comportamento delle élite e delle masse europee ci affideremo alla metafora del football nel tentativo di rispondere al quesito 'Perché ci siamo messi in questo casino dell’Europa?'.  La prima cosa che emerge è che gli inglesi, benché lo abbiano inventato loro il football, non sono mai andati oltre la semifinale, se ne sono sempre stati là un po’ da soli con il loro gran correre e i loro lanci lunghi: sì ci gioco a questo sport ma non troppo. È come se gli inglesi, nel momento decisivo, preferissero sempre andare al pub a bersi una birra e a giocare a freccette.  La seconda constatazione è che gli spagnoli hanno ricevuto un exit durissimo e inaspettato da uno di quei Paesi, il nostro, che è sempre lì lì per essere cacciato d’ufficio. A proposito, sarei tentato di aprire una piccola parentesi sulla misteriosa ed enorme capacità di spesa dei club spagnoli, ma temo che perderemmo il senno della ragione come nel tentativo di comprendere il fair play finanziario e le reali origini del Kamut, quindi lascerei perdere.  La terza scoperta è che l’Europa senza i francesi, i tedeschi e gli italiani, proprio come le barzellette, non esiterebbe.  La quarta considerazione è quasi banale: gli italiani costantemente con il cartellino giallo sopra la testa, derisi e ingiuriati, soprattutto da se stessi, sono sempre lì a giocarsi la supremazia con la sciura Merkel.  La quinta è che la tradizione, la storia, l’idea stessa di Europa con la sua grandeur un po’ fané se la dovrà giocare con i nuovi arrivati degli islandesi: è un confronto inedito, il vecchio contro il nuovo, la tradizione contro la novità.  Che bella partita che sarà Italia-Germania, ma che straordinario match sarà Francia-Islanda: la noia esistenziale e la confusione metafisica della vecchia matrona parigina contro un manipolo di biondi guerrieri che neanche stanno in Europa ma che vogliono vincere l’europeo.
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