sabato 4 luglio 2015
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La manifestazione promossa dal Comitato 'Difendiamo i nostri figli' lo scorso 20 giugno a Roma si presta a diverse considerazioni e commenti. Per lo più ci si è soffermati sulla posizione contraria al riconoscimento delle coppie omosessuali, e critica nei confronti delle proposte in tema di unioni civili. A questo proposito va osservato che molti partecipanti a quell’evento non sono contrari al riconoscimento di diritti e doveri reciproci alle convivenze omosessuali, per molti aspetti e soprattutto per le questioni patrimoniali. Tutti i partecipanti hanno invece sottolineato l’importanza del ruolo della 'famiglia costituzionale' nella educazione dei propri figli secondo le proprie convinzioni, soprattutto quando si tratta di questioni attenenti alle relazioni familiari.  Un punto, questo, che è stato poco presente nei commenti politici e mediatici e che dà, invece, alla manifestazione il suo significato forse più importante: la consapevolezza della rivendicazione della primaria e non aggirabile funzione genitoriale rispetto alla educazione dei figli. Un sentimento e una richiesta che sembrano quasi anacronistici in una società nella quale sempre più spesso si assiste alla rinuncia al proprio ruolo educativo di adulti e di genitori, alla delega alla scuola e agli insegnanti anche su questioni che non hanno attinenza diretta con la formazione scolastica, ma molto più con il dialogo intergenerazionale e la trasmissione dei valori, alla riduzione di quel dialogo all’interno della famiglia al terreno della convivialità, dei consumi e tuttalpiù del controllo dei comportamenti devianti. Che la scuola sia tenuta a trasmettere anche valori umani e civili, accanto ai contenuti scolastici e culturali, è sacrosanto. E va detto che anche su questo aspetto le attenzioni sono di solito insufficienti, soprattutto se le confrontiamo con la crescita delle aspettative rispetto alla trasmissione di contenuti professionalizzanti ed alla preparazione degli studenti per il superamento di test nozionistici. Ma il problema si fa ancora più serio quando si parla di famiglia e di genitorialità.  Non bisogna certo sottovalutare le questioni economiche, che sempre più spesso mettono in difficoltà le famiglie di oggi e scoraggiano spesso i giovani rispetto al matrimonio e alla procreazione. Ma conta sicuramente molto, se non di più, il disagio psicologico ed etico percepito da molte coppie rispetto ai valori fondamentali e alle convinzioni da trasmettere ai propri figli e ai princìpi su cui fondare la convivenza familiare. Che cosa è giusto insegnare? Qual è il valore dell’esempio dei genitori? Esiste la possibilità oggi, al di là del politicamente corretto, delle mode, delle consuetudini e degli stili di vita importati da altri contesti, di avere delle convinzioni profonde da trasmettere. Si può essere in grado, e soprattutto entusiasti, di trasmettere questo qualcosa a chi cresce con noi? Al di là degli aspetti più appariscenti sollevati nella comunicazione pubblica in merito alla grande riunione a piazza san Giovanni, bisognerebbe dedicare maggiore attenzione a questo particolare, ma fondamentale messaggio scaturito dalla manifestazione: la necessità di credere e di investire, oggi, con fiducia nostra e godendo di un autentico ed effettivo rispetto delle istituzioni pubbliche, nel ruolo educativo dei genitori e della famiglia.
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