sabato 24 gennaio 2015
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L’Italia è il Paese dei telefonini. Ne possiede uno il 96,3% della popolazione. Un record. L’Italia è anche la nazione dove il Movimento 5 Stelle è arrivato in Parlamento basando buona parte della sua strategia sulla Rete. Sul web e il cosiddetto “popolo di Internet” che avrebbe dovuto e dovrebbe cambiare il mondo allargando la partecipazione politica a tutti, con idee e modalità “digitali”. Eppure, l’Italia è anche uno dei Paesi europei con la percentuale più alta di persone che non si è mai connessa a Internet. Anziani, ma anche – e questo dato deve preoccuparci molto – anche ragazzi e ragazzini. Prima di addentrarci nei dati, permetteteci una breve premessa. Comunque la pensiate sui tanti vantaggi e sui tanti pericoli di Internet, vale la pena di ricordarci che la Rete è uno strumento irrinunciabile. Non soltanto perché crea lavoro e quindi economia, ma anche perché la possibilità di essere connessi col resto del mondo allarga a dismisura gli orizzonti di un popolo, facendolo crescere culturalmente e socialmente. Certo, il web “connette” anche terroristi, criminali e pervertiti, e in certi casi aumenta la diffusione dell’odio e della violenza, ma i vantaggi del sistema sono ancora infinitamente più alti dei pericoli.   Per essere ancora più chiari: il cosiddetto digitale è come la corrente elettrica. Prima che arrivasse ne facevano tutti a meno, ma al suo arrivo il mondo ha fatto un enorme salto in avanti. Per questo dobbiamo preoccuparci (e tanto) del fatto che l’ultimo rapporto Eurostat definisce l’Italia come uno Paesi europei con la percentuale più alta di persone che non si è mai connessa a Internet. Parliamo del 32 per cento, contro una media Ue del 18 per cento. Peggio di noi fanno solo la Grecia (33 per cento) nell’Area Euro, e Romania e Bulgaria (rispettivamente 39 e 37 per cento) se si considera l’intera Unione. A peggiorare ulteriormente le cose, sono i dati dell’ultimo rapporto Istat sul digitale. Leggendoli si scopre che dei 22 milioni di Italiani che non si connette a Internet, una piccola parte (15,8%) lo fa per problemi economici (costa troppo), mentre una larghissima parte (55,1%) perché ritiene di non avere le competenze per farlo, mentre un’altra bella fetta (il 24,3%) non lo considera uno strumento utile e interessante. Infine, l’8,5% non naviga in rete da casa perché accede ad Internet da un altro luogo.  A questo punto di solito viene da pensare che i non utilizzatori siano soprattutto gli anziani. Persone che, naturalmente, hanno più problemi di altri a interagire con le cosiddette nuove tecnologie. È accaduto con la radio, la televisione, i videoregistratori, i lettori dvd e ora – dicono tutti – è normale che avvenga per smartphone e web. Secondo l’Istat, la percentuale di non utenti tra i 65-74 anni è del 74,8% e sale al 93,4% tra coloro che hanno più di 75 anni. Il dato più preoccupante arriva dai cosiddetti nativi digitali, cioè cittadini con meno di 20 anni, nati cioè dopo la nascita del web. Il 50% dei ragazzi con meno di 14 anni non utilizza la rete. Uno dei motivi del cosiddetto “divario digitale” (o digital divide) coi loro coetanei è legato alla presenza in famiglia di genitori che non utilizzano Internet. Nelle famiglie in cui entrambi i genitori navigano sul web, la percentuale di figli tra gli 11 e 14 anni che non frequentano la rete scende al 6,7%, mentre nel caso in cui entrambi i genitori non navigano su Internet, la quota sale ben al 40,1 per cento. Non solo. L’uso della rete è vietato al 58,5% dei ragazzi tra i 6-10 anni e al 42,2% tra gli utenti tra gli 11-14 anni.   Eppure, nel 2014 è aumentata rispetto all’anno precedente la quota di famiglie che dispongono di un accesso ad Internet da casa e di una connessione a banda larga (rispettivamente dal 60,7% al 64% e dal 59,7% al 62,7%). Entrando nello specifico del rapporto Istat, sono soprattutto gli abitanti della Val d’Aosta, di Bolzano e del Trentino a ritenere il web non interessante. Mentre i residenti in Campania, Sicilia e Calabria non si collegano perché costa troppo. Più in generale le famiglie del Centro-nord che dispongono di un personal computer e di un accesso ad Internet da casa sono rispettivamente il 66% e il 66,6%, contro il 57,3% e il 58,3% delle famiglie del Mezzogiorno. Quest’ultima ripartizione registra un forte ritardo anche nella connessione alla banda larga: 56,4% contro 65,4% del Centro-nord. Inutile girarci attorno: siamo indietro. Molto indietro. La politica per anni ha fatto finta di non vedere il problema. Convinta che prima o poi si sarebbe risolto in qualche modo da solo. Che la moda digitale, avrebbe cioè soppiantato le nostre lacune come è accaduto coi telefonini.   Non a caso alcuni esperti sono convinti che presto ci metteremo a pari col resto d’Europa, «vista la fortissima crescita del traffico Internet da smartphone». In parte hanno ragione, ma questa analisi non tiene conto di due fattori importantissimi. Il primo è che l’Italia non governa la sua fetta di web. Ma ha lasciato a grandi aziende della telefonia e dell’elettronica tutta la gestione del traffico privato e industriale, su cellulari e su cavo. Una scelta che sul piano della crescita digitale ci sta creando infiniti problemi. Le aziende private, infatti, non hanno alcun interesse a migliorare le connessioni in aree per loro poco remunerative. Non a caso per spingerle a coprire alcuni comuni italiani che erano completamente tagliati fuori dal web (su cavo e mobile) il governo ha dovuto fare la voce grossa. Il secondo fattore determinante è che non esiste una vera strategia italiana per il digitale. Non fatevi ingannare. È vero che presto avremo rappresentanti digitali (volontari) in molti comuni. Ma al momento non si capisce bene cosa faranno e a cosa serviranno in concreto. Il problema è che l’Italia più che di parole, gesti e convegni ha bisogno di fatti concreti. Magari partendo dalla Milano che si sta lustrando per l’Expo 2015. Ecco un piccolo esempio, illuminante. In Grecia – che non è messa bene come noi come diffusione del web – quasi ogni locale offre una connessione WiFi gratis a Internet. Da noi, in molti casi, è ancora un lusso. Solo che connettersi oggi non è (e non deve essere) un lusso. Ma una necessità. E affiggere cartelli nei locali con scritto «non abbiamo il wifi, parlate tra di voi» può anche essere simpatico, ma alla lunga non aiuta nessuno. Come obbligare i propri clienti durante l’Expo a cenare a lume di candela perché non si ama la corrente elettrica.
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