martedì 3 maggio 2016
 Giubileo dei clochard. Per noi
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Non sappiamo quante persone dormano ogni giorno per le strade di tutta Europa. Gli esperti stimano siano almeno 400 mila. Persone che hanno perso tutto o che non hanno mai avuto granché. Gli scarti di questa economia finiti sull’ultimo gradino della scala sociale per ragioni differenti, spesso collegate tra loro: una malattia mentale, la dipendenza da sostanze, un divorzio, la perdita dell’occupazione, l’azzardo.  Gli invisibili spesso sono cittadini europei senza cittadinanza, che le reti dei nostri sistemi di welfare non riescono a trattenere e che hanno bassa scolarità e poche cure. E quindi pochissime possibilità di uscire dal circolo vizioso della vita ai margini facendo leva sulle proprie forze. Hanno bisogno di aiuto, di sostegno, di fiducia per ricominciare anche se spesso la politica li ritiene vuoti a perdere. A questo popolo senza nome e senza volto si è aggiunto da qualche anno il flusso di donne, bambini e uomini che dalle rotte balcaniche e da quelle del Mediterraneo centrale e orientale varcano i nuovi muri d’Europa.  Il Papa che ha indetto il Giubileo della Misericordia ha voluto che vi partecipassero anche gli invisibili. L’11 novembre, giorno di San Martino di Tours, riceverà migliaia di persone senza fissa dimora, che hanno vissuto o tuttora vivono in strada. San Martino donò metà del suo mantello a un mendicante, quando era ancora pagano e soldato dell’Impero Romano: da quell’incontro scaturì la sua conversione. Francesco, ricordava ieri la Radio Vaticana «dona spesso ai capi di Stato e di governo una medaglia raffigurante il gesto del santo, per ricordare la necessità di promuovere i diritti e la dignità dei poveri». Il Giubileo dei clochard, che avrà il suo culmine domenica 13 novembre, quando i senza fissa dimora parteciperanno alla Messa nella basilica di San Pietro celebrata dal Pontefice, ha almeno due grossi significati. Anzitutto Francesco ricorda alla Chiesa e al mondo il ruolo centrale degli ultimi, come ha già fatto diverse volte – ad esempio aprendo la Porta Santa della carità al dormitorio della Caritas di Roma a Termini lo scorso dicembre e accogliendo in alcuni locali nel colonnato del Bernini gli homeless che vivono attorno al Vaticano. Secondo, fa memoria a certi politici che non va istigata la guerra tra poveri per una manciata di voti in più perché non deve esistere, per la comunità cristiana e per quella civile, alcuna differenza di nazionalità tra coloro che hanno fame e non hanno più dove posare il capo. Il popolo della strada, almeno quello, non ha passaporti.
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