mercoledì 8 luglio 2015
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Alle prese con i non pochi né lievi problemi politici, economici e sociali che devono affrontare di questi tempi – non ultimo quello del terrorismo, una minaccia con la quale «la Francia deve imparare a convivere», come ha ripetuto loro il premier Manuel Valls – i rappresentanti dei primi cittadini d’Oltralpe hanno pensato di individuare tra le priorità del loro impegno amministrativo quella di rafforzare la «laicità» dei luoghi e dei momenti di lavoro, di studio, di festa e di sport eliminando ogni riferimento esplicito, motivazione o allusione al senso religioso delle donne e degli uomini che vivono nella République. Niente segni, s’il vous plaît, perché non appaia pubblicamente in che cosa (o, più precisamente, in Chi) credete. È, questa, la proposta «in favore della laicità», come recita il suo titolo, dell’Associazione dei sindaci di Francia (Amf) resa nota nei giorni scorsi. A finire nel mirino dei maires sono le mense degli enti pubblici, il cui menù deve essere rigorosamente improntato ai soli criteri scientifici di sana nutrizione, senza eccezione alcuna (dunque, niente piatti halal per i musulmani o kosher per gli ebrei e varianti di magro nei venerdì di Quaresima); i congedi scolastici o lavorativi, che non devono essere concessi quando il motivo dell’assenza è la partecipazione a una festa religiosa; l’abbigliamento in classe e perfino le gite degli studenti (cosa accadrà se gli insegnati propongono di andare a vedere opere d’arte di ispirazione religiosa?); il comportamento dei funzionari comunali, che devono seguire un rigoroso protocollo repubblicano, e – non è una novità in quel Paese – via i segni religiosi nei luoghi pubblici: asili, scuole, ospedali e sedi di manifestazioni civiche. Non manca neanche, questa volta, un paragrafo dedicato ai «luoghi di sepoltura»: la terra francese deve essere "laica" non solo per i vivi che vi camminano sopra, ma anche per i morti che vi finiscono sotto. In questo elenco di obiettivi strategici da colpire non poteva mancare il segno per eccellenza della cristianità: quello della Croce. Un esempio: secondo l’Amf, bisognerebbe proibire ai calciatori, a cominciare da quelli che giocano nella Nazionale francese, di farsi il segno della croce in campo. Il motivo: quando chi gioca porta la maglia repubblicana o di una squadra cittadina, rappresenta tutti e non solo una parte dei cittadini (l’identità nazionale o comunale è incompatibile con quella personale?).Dal calcio al nuoto il passo è breve: non si deve consentire l’uso del velo da parte delle donne musulmane nelle piscine pubbliche. Numerose sono le minacce alla pace, alla stabilità e al benessere dei Paesi europei. Se la sicurezza e l’uguaglianza dei loro cittadini e la democrazia delle loro istituzioni corre dei pericoli, oggi questi non sono certo rappresentati dalla libertà religiosa, ma dalla minaccia del terrorismo e delle guerre sulle sponde del Mediterraneo, dall’impoverimento dell’economia reale, dalle crescenti disparità tra i beni disponibili ai ceti sociali, e dall’incapacità dei governi del Vecchio Continente di affrontare solidalmente e in modo lungimirante questi problemi, rinunciando a egoismi, arcigne rivendicazioni, orgogli nazionali. La «laicità» dell’Europa non consiste nell’impossibile negazione delle proprie radici culturali e religiose, né nella censura di quelle dei "nuovi cittadini" che varcano ogni giorno le sue frontiere per cercare ciò che a loro è negato nei Paesi d’origine: dignità personale, lavoro e pace per sé e i propri figli. Laicità è una "casa per tutti", capace di valorizzare ogni accento di vero, di bene, di bello e di giusto che alberga nel cuore delle donne e degli uomini, qualunque sia la loro storia, e attenta a vigilare perché non prevalga ciò che è falso, cattivo, brutto e ingiusto. Da sempre, ma oggi con mezzi un tempo inimmaginabili, la realtà si manifesta e l’uomo comunica attraverso segni, reali o virtuali. Il mondo è pieno di segni ed è esso stesso un segno della presenza di Dio e dell’uomo. Ogni segno autentico non è mai privo di un significato: parla di qualcosa o di qualcuno. Togliere i segni che esprimono la cultura e la religiosità di un popolo rende tutti meno laici e più poveri di umanità, facili prede di ideologie liberticide e violente. Come scriveva Sant’Ambrogio (Lettera 65, 5): Ubi fides, ibi libertas.
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