sabato 21 marzo 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
Dalla Napoli delle periferie-caos e dei giovani troppo abbandonati Andate, senza paura, per servire. Tre esortazioni con le quali papa Francesco si rivolse ai giovani della Gmg di Rio de Janeiro, nel luglio 2013.  Con queste stesse esortazioni mi piacerebbe che si rivolgesse ai giovani che lo accoglieranno oggi sul lungomare Caracciolo. La gente di Napoli, il popolo di questa città, ha sempre incarnato nell’immaginario collettivo, nella sua stessa storia, l’idea di un cuore pulsante, che vive, gioisce e soffre in sintonia con il destino degli altri, proprio come il cuore della Chiesa che Francesco desidera. Ma oggi Francesco arriva in una Napoli dolente, una città che stenta a risollevarsi dalla crisi economica, soffocata da una criminalità organizzata che pervade tutti i ceti sociali, in cui le periferie urbane e quelle esistenziali sono da troppo tempo abbandonate, spesso senza speranza. Più di altre parti della città, sono le periferie a rappresentare l’instabilità urbana, la caoticità delle voci e delle promesse mai mantenute. Tratti che ne fanno un luogo complicato, conflittuale ma insieme ricco, vitale, interessante perché quegli stessi luoghi e quelle stesse persone sono l’energia che può riscattare il destino comune. A Napoli la condizione dei giovani rappresenta il più drammatico segnale d’allarme su adulti che si sono rivelati incapaci di costruire. I nostri ragazzi sono pronti ad agire la trasgressione, la prevaricazione, pur di dimostrare di esserci. Immaturi e fragili, sembrano affetti da una indifferenza cronica alla vita. E faticano a scegliere, confusi da un flusso continuo di input spesso fuorvianti. Il disagio sociale, al pari della mancanza di validi riferimenti, sono tra le cause di un fenomeno di devianza minorile che da troppo tempo è considerato un male endemico. A fronte di una grave crisi economica, sociale ma soprattutto etica, la camorra – o meglio, i 'sistemi' di criminalità organizzata di tipo camorristico – offre ai ragazzi una 'identità' e un 'ruolo' accattivanti. Quei ragazzi sono la prova evidente di una città in cui il cuore che è generosità, solidarietà, compassione cede il passo alla logica dell’individualismo, dell’egoismo, dell’indifferenza. Oggi questo è il vero miracolo che Napoli può aspettarsi da Francesco: che rimetta in moto la forza dirompente del cuore e della sua logica. Nell’Evangelii  gaudium papa Bergoglio ha esortato tutti noi cristiani a prenderci cura dei più fragili della Terra e a essere vicini alle nuove forme di povertà in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente. Oggi ci viene chiesto di far entrare nella storia di questa città la forza di un progetto di Chiesa, povera, semplice, evangelica, empatica. Una Chiesa che, come Francesco ha chiesto alla conclusione del Sinodo, è «Madre fertile e Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini» e che «ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti», il cui primo dovere è «andare a trovare e cercare di accogliere – con paternità e misericordia e senza false paure – le pecorelle smarrite». L’amore di una Chiesa e di un popolo di Dio che riscoprono tra i propri carismi la cura del creato e la prossimità all’uomo potrebbero essere le fondamenta sulle quali costruire insieme il bene comune della nostra città. 
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: