domenica 19 aprile 2015
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C’è un politico in spasmodica caccia di consensi che si chiama Matteo Salvini e che si è ritagliato panni da “parolaio verde”. Non dice soltanto insensatezze e non punta solamente a eccitare sospetto e paura in chi lo segue, ma indossa sempre più di frequente quei panni sgargianti e ridicoli come certe allucinazioni a cui dà forma di slogan. Tra gli slogan di ieri se ne segnalano diversi. Ci soffermiamo su due, che poteva e doveva risparmiarsi e risparmiarci. Nel primo slogan il segretario leghista fa addirittura lezione al Papa per ciò che ha detto, ringraziando l’Italia, durante l’incontro con il presidente Mattarella. Salvini alza il dito del giudice e del maestrino, naturalmente senza aver neanche ascoltato papa Francesco (ma, si sa, la buona coscienza degli italiani e la loro solidarietà verso profughi e migranti sono insopportabili per i propagandisti del rifiuto e dell’intolleranza). Nel secondo slogan blatera di nuovo dei “vescovi”, cioè della Chiesa che è in Italia, e sostiene che dovrebbe decidersi a scoprire le povertà degli italiani e a occuparsene. Si informi, l’onorevole Salvini, e magari sarà lui a scoprire che mentre – da politico di professione qual è – era in tutt’altre faccende affaccendato, i vescovi italiani oltre a occuparsi direttamente dei poveri di questo Paese hanno fatto davvero molto (qualcuno dice troppo) per cercare di “svegliare” una politica lontana, distratta e altezzosa. E poi, già che c’è, il signor capopartito continui a informarsi sul serio, e magari si renderà conto che se, nella sua vita, avesse fatto una briciola appena di ciò che diocesi, parrocchie, associazioni e strutture cattoliche fanno ogni santo giorno per le persone e le famiglie in difficoltà nel nostro Paese, sarebbe un politico migliore. È giovane e brillante, Salvini. Smetta di far la guerra ai poveri e a chi, come la Chiesa, non li abbandona. «L’Italia ha memoria», gli è stato autorevolmente ricordato. Gli italiani hanno occhi. Apra gli occhi pure lui e provi a smettere i panni del livoroso “parolaio verde”. Magari ci riesce. 
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