lunedì 6 luglio 2015
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Il referendum di oggi in Grecia, ridotto ai termini più brutali, suona così: Europa senza Grecia o Grecia senza Europa? D’accordo, quel "senza" è riferito alla moneta, non alla cultura, alla civiltà, alla politica. Ma il modo di stare insieme noi europei lo intendiamo ormai come riferito alla moneta. L’Europa unita non è l’Europa della cultura, dei libri, della religione, della civiltà, è l’Europa dei soldi e delle banche. Non è un’accusa agli europei degli affari, che han fatto la loro Europa. È un’accusa agli europei della cultura, che non hanno saputo fare la loro Europa. Non "abbiamo" saputo.Un’Europa senza Grecia è, dal punto di vista culturale, impensabile. Ma questa Grecia in questa Europa è, dal punto di vista economico, una contraddizione. Il nostro presidente del Consiglio dice: «Abbiamo lavorato come pazzi per cancellare le baby-pensioni in Italia, e adesso dovremmo accettarle in Grecia?». Ma scrittori italiani, francesi, tedeschi rispondono: «La coscienza morale dell’Europa s’è formata in Grecia». Quando sentiamo questo ammonimento, il nostro pensiero balza all’anno 442 avanti Cristo. È l’anno in cui fu rappresentata per la prima volta in teatro ad Atene l’Antigone. «Se devi scegliere tra quel che ti suggerisce la coscienza e quel che impone il potere, segui la coscienza, anche a rischio della vita. Se tra Stato e coscienza obbedisci alla coscienza, sappi che lo Stato ti distruggerà. Non ’ti ucciderà’, che è poco, ma ’ti distruggerà’, che è tutto». C’è il succo del cristianesimo, in quell’insegnamento. Antigone segue la coscienza, viene imprigionata e s’impicca, il suo fidanzato la vede morta e si trafigge, la madre del fidanzato apprende la notizia e s’impicca: è un’ecatombe, ecco cosa significa "ti distruggerà ". Oggi, giornata del referendum in Grecia, primo passo verso la grande decisione – Grecia dentro o Grecia fuori dell’Europa –, penso all’anno 442 in cui per la prima volta è risuonato il nucleo di quella che sarebbe stata la predicazione cristiana: scegliere il Bene o l’Interesse? La vita o la virtù? Dio o il Re?I tg di tutto il mondo, quando illustrano il punto di vista dell’Europa mostrano una banconota dell’euro, e quando illustrano il punto di vista greco mostrano il Partenone. Lo scontro è fra euro e Partenone. Dal Partenone è partita una civiltà che non ha portato all’euro, dall’euro parte una civiltà che non rispetta il Partenone. La Grecia è forse la nazione più importante nella storia artistica della nostra civiltà. Ma è anche la più debole nella storia economica dell’Europa. Arte e denaro non vanno d’accordo. La crisi anzi aumenta il distacco. Conosco attori di altissimo livello, che vanno in pensione con pensioni da fame. Han fatto male i conti: la pensione gli vien calcolata sui versamenti degli ultimi anni, ma negli ultimi anni, ormai vecchi, venivano chiamati poco, recitavano poco e dunque versavano pochi contributi. «Nessuno può permettersi di mandarci via dall’Europa», si vanta Tsipras. Ahimè, c’è chi può. Certi economisti (e anche ministri economici) italiani non distinguono tra Dante e Bonvesin della Riva. Certi economisti (e anche ministri economici) europei non distinguono tra il Partenone e il palazzetto di un palazzinaro. La Grecia non vale per il suo patrimonio artistico (immenso), ma per il suo bilancio (negativo). L’Europa della cultura non sta in piedi senza la Grecia, ma l’Europa dell’economia non sta in piedi con la Grecia. La Grecia ha puntato tutto sull’arte e ha sbagliato. Ai giovani scrittori che leggono questo articolo dico: scrivete, è un bene per tutti, finché siete giovani e gagliardi vi dà gloria, ma fate anche qualche lavoro mercenario, quando sarete vecchi e malandati vi salverà.
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