sabato 19 novembre 2011
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 L’otto per mille può piacere o non piacere. Si può discutere sulla sua opportunità e sulla sua ripartizione. In un Paese democratico ci sta e sarebbe del tutto normale. Anomalo, e assai poco democratico, è spacciare per informazione la menzogna.Mercoledì prossimo esce un nuovo libro sui «privilegi e scandali del Vaticano», dal titolo I senza Dio, scritto da un giornalista dell’Espresso che già nelle scorse settimane aveva tentato qualche maldestro affondo su Ici e «privilegi» ecclesiastici. L’Espresso da ieri in edicola gli regala un generoso spot. Novità? Nessuna.

Le contestazioni sono sempre le stesse da quattro anni. Che cosa scrive il settimanale del gruppo di Carlo De Benedetti? Già il sommario è una cortina fumogena mirata a far coincidere Vaticano e Cei, Santa Sede e Chiesa italiana: «Più di un miliardo l’anno dallo Stato italiano per pagare lo stipendio dei preti. Per i quali bastano 361 milioni. E le altre centinaia? In un’inchiesta, tutta la verità su business e privilegi del Vaticano». Il Vaticano non c’entra niente con l’8xmille, possibile che ancora non lo sappiano, dopo 22 anni? O forse lo sanno? Ci siete o ci fate, distratti colleghi? Tutta la verità: se conoscete la quota destinata al clero, non potete non conoscere tutta la ripartizione, pubblicata su quotidiani e Internet. E allora non potete ignorare che oltre 452 milioni sono destinati alle «esigenze di culto della popolazione». Anche un bambino, cercando su google, scopre in pochi secondi che 190 milioni sono andati all’edilizia di culto, 156 alle diocesi sempre per culto e pastorale, 57 per interventi di rilievo nazionale, 37 per la catechesi e l’educazione, 12 per i tribunali ecclesiastici. L’Espresso, con il tono di chi ha scoperto il vasetto della marmellata nascosto dalla mamma, rivela che 85 milioni sono destinati agli interventi caritativi nel Terzo Mondo, come se fossero gli unici; ma evita di informare, pur sapendolo, che fanno parte di un totale ben più cospicuo di 227 milioni destinati agli interventi caritativi, di cui ben 97 affidati alle diocesi (a proposito di centralismo...). Preferiscono insinuare e infangare, i censori democratici dalla «verità» a senso unico alternato: la Cei «ha stipato nei propri forzieri», «i vescovi fanno la cresta sullo stipendio dei loro sottoposti», la firma sui modelli 730 o Unico sarebbe in realtà «un gigantesco sondaggio d’opinione mettendo una croce». Una croce?Sondaggio? I sondaggi si fanno su un piccolo campione di popolazione. Questo è una sorta di referendum, una forma di democrazia diretta applicata al sistema fiscale, senza alcuna garanzia per la Chiesa né per le altre confessioni religiose: ogni anno tutto dipende dalla fiducia concessa dai contribuenti. Le firme sono poche? Tra chi è tenuto a presentare la dichiarazione, raggiungono il 63,7 per cento, più che in tanti appuntamenti elettorali. E poi: «Santa Casta»? Una «casta» che riceve una media di 1.000 euro al mese di remunerazione? Questi sono gli argomenti e i toni dell’«inchiesta». Con la sparata finale (che con l’8xmille nulla c’entra) di «20 cardinali di stanza a Roma costati oltre 3 milioni di euro». La fonte della cifra assurda? Il settimanale ”The Lancet”,  perbacco. Tra pochi giorni allegheremo ad Avvenire una pubblicazione che rispiegherà per filo e per segno tutto ciò che c’è da sapere sull’8xmille. Per essere informati, approvare o criticare, ma a partire dalla verità dei fatti. Non da deformanti singulti ideologici.

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