mercoledì 3 febbraio 2016
​In una video intervista il Papa ha dialogato coi messicani, pronti ad accoglierlo dal 12 al 18 febbraio, di rinnovamento spirituale, lotta alla corruzione e alla violenza, impegno per il dialogo e la pace. “La nostra fede non è una fede da museo, la Chiesa non è un museo, la nostra fede nasce dal contatto, dal dialogo con Gesù”. Guarda il video dell'intervista in spagnolo
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Rinnovamento spirituale, lotta alla corruzione e alla violenza, impegno per il dialogo e la pace. Sono i temi che Papa Francesco ha affrontato in un’intervista all’agenzia informativa messicana Notimex a pochi giorni dal suo viaggio in Messico che si svolgerà dal 12 al 18 febbraio. L’agenzia di stampa ha raccolto una serie di domande da parte di cittadini messicani (16 donne e 17 uomini da 10 diverse città) Francesco ha potuto vedere e ascoltare i messaggi per realizzare una video-intervista che assomiglia più a un dialogo a distanza tra i messicani e il Pontefice.Guarda l'intervista in spagnolo registrata nei giorni scorsi alla Casa Santa Marta
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Il filo conduttore di tutte le risposte di Francesco è stata la sua devozione filiale per la Vergine di Guadalupe, ma l'esordio è stato sulla pace, realtà su cui occorre lavorare «tutti i giorni». «Bisogna lottare per la pace tutti i giorni, bisogna combattere per la pace, non per la guerra». Ha ribadito che la pace è un «lavoro di tutti i giorni, che viene impastato con le mani» e nasce dalle cose più semplici: dall’educazione di un bambino fino alla carezza per un anziano. Perché la pace «nasce dalla tenerezza», dalla comprensione e dal dialogo, non dalla divisione.

“Io - ha affermato il Papa - non vengo in Messico come un Re Magio, carico di cose da portare”, vengo piuttosto “come un pellegrino a cercare che il popolo messicano mi dia qualcosa”«Vengo a farmi contagiare dalla ricchezza della vostra fede»“Tranquilli - ha scherzato - non vengo a passare con il cestino, però vengo a cercare la ricchezza della fede che voi avete, vengo a farmi contagiare dalla ricchezza di questa fede”. Voi, dice Francesco, “non siete un popolo orfano, perché vi gloriate di avere una Madre e quando un uomo o una donna o un popolo non si dimentica di sua Madre, si riceve una ricchezza che non si riesce a descrivere”. E ricorda il detto che dice che “anche un messicano ateo è guadalupano”. La Madre, conclude, “questa è la grande ricchezza che vengo a cercare in Messico”

 Il Papa non manca poi di parlare del “rinnovamento spirituale” dei messicani che auspica da questa sua visita. “Io - ha affermato - vengo per servirvi, per essere un servitore della vostra fede” perché “è per questo motivo che sono diventato sacerdote, per servire, perché ho sentito questa vocazione a servire la vostra fede, la fede del popolo”. «La fede non sia imbottigliata in un barattolo di latta»Questa fede, riprende, deve “uscire fuori e porsi nella vita di tutti i  giorni, una fede pubblica”. E la fede, prosegue, “si fa forte soprattutto nei momenti di crisi”. È vero, constata, che “oggi c’è una crisi di fede nel mondo, ma al tempo stesso abbiamo una grande benedizione e un gran desiderio che la fede esca, che la fede si faccia missionaria, che la fede non sia imbottigliata come in un barattolo di latta”. “La nostra fede non è una fede da museo, la Chiesa non è un museo, la nostra fede nasce dal contatto, dal dialogo con Gesù”; è una fede che “deve uscire nelle strade” e “non solo per una processione”, deve arrivare “nei luoghi di lavoro, a scuola, in famiglia”, altrimenti “non serve”.

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