sabato 5 dicembre 2015
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Il grande gesto di domenica scorsa – la Porta Santa della cattedrale di Bangui aperta con parole accorate – è già consegnato alla storia di questo pontificato rivoluzionario e della Chiesa: un evento come l’avvio di un Giubileo celebrato in un luogo del mondo che non è solo periferia (alzi la mano chi saprebbe collocare con precisione la Repubblica Centrafricana sulla mappa del continente) ma è anche crocevia di povertà, violenza, uso strumentale della religione, paura, domanda angosciosa e inascoltata di sviluppo e giustizia. Il Papa ha gridato per chi non ha voce sufficiente a farsi udire, la sua voce è risuonata nel mondo attraverso i media che non possono proprio voltare le spalle (non del tutto, almeno) davanti alla potenza comunicativa di gesti simili. Allo stesso modo, sarà certamente notizia globale anche l’apertura della Porta Santa di San Pietro, martedì 8. Ma chi al Giubileo della Misericordia affida l’attesa – esplicita o inespressa – di essere accompagnato nel desiderio profondo di ritrovare quella «gioia del Vangelo» che «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù», come recita l’incipit della Evangelii gaudium di Francesco, vuole ben altro che l’emozione di un giorno. È la ricerca di quella conversione che è il frutto di un cammino percorso dentro la propria vita quotidiana con impegno, consapevolezza, informazione corretta, anche, se il suo oggetto è il contenuto stesso dell’Anno Santo. La strada ce la apre il Papa: «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia – scrive nella "Misericordiae vultus", la Bolla di indizione del Giubileo –. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della Santissima Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato». Per accompagnare questo viaggio lungo un Anno occorre non sentirsi navigatori solitari. Lo sanno bene i parroci (e i laici chi li affiancano nel servizio pastorale), che per aiutare i parrocchiani ad approfittare dell’occasione aperta dal Giubileo stanno certamente lavorando a una miriade di iniziative, progetti, idee, proposte. In questo sforzo capillare per l’Anno Santo «Avvenire» si propone come strumento utile da mettere in mano alla gente che frequenta la Messa domenicale perché possa riflettere sui temi e le provocazioni giubilari che Francesco ha messo in movimento con la sua scelta sorprendente e carica di conseguenze. Da domenica 6 dicembre, e poi ogni seconda domenica del mese, il quotidiano diffuso nelle edicole e nelle parrocchie (e ovviamente consegnato agli abbonati) sarà arricchito da un nuovo supplemento, «La Porta Aperta», pensato e realizzato proprio per mettersi in cammino insieme a ciascun lettore, al servizio con semplicità e in amicizia delle sue domande, anche le più elementari e dirette, come della disponibilità ad aprirsi a interrogativi, riflessioni, orizzonti inattesi e che forse si credevano riservati ad altri. «La Porta Aperta» completa le cronache di «Avvenire» come un foglio personale di appunti: ognuno annota le sue parole, cogliendole tra quelle che trova in pagina. È una bella camminata da fare insieme, conversando di cose che possono cambiare la vita. Vogliamo iniziare? Pietro già batte il passo.
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