sabato 23 maggio 2015
​Papa Bergoglio ha ricevuto in udienza le Acli in occasione del 70esimo anniversario dell'associazione, lanciando un nuovo appello ad occuparsi del problema della disoccupazione giovanile. (IL TESTO)
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​Nel mondo globale “inedite sono l’ampiezza e la velocità di riproduzione delle disuguaglianze”. “Non possiamo permetterlo! Dobbiamo proporre alternative eque e solidali che siano realmente praticabili”. Così papa Francesco si è rivolto questa mattina in Vaticano alle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), ricevute in udienza nell’aula Paolo VI per il 70° anniversario dell’associazione. È il lavoro il filo conduttore della riflessione del Papa, un lavoro che quando manca “toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico e mondiale dove al centro non è l’uomo e la donna, ma un dio, il dio denaro!”, che “distrugge e provoca quella cultura dello scarto”. Una cultura dello scarto - ha rimarcato a braccio - per la quale “i bambini non si fanno, si sfruttano o si uccidono prima di nascere”, “gli anziani non hanno cure dignitose, non hanno medicine, hanno pensioni miserabili”, i giovani - con l’oltre 40% di disoccupazione in Italia - “sono un sacrificio che questa società mondana ed egoista offre al dio denaro”.  Dobbiamo far sì che, attraverso il lavoro” - il “lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale” di cui parla l’Evangelii gaudium - “l’essere umano esprima e accresca la dignità della propria vita"  ha affermato papa Francesco. Il lavoro libero - contrapposto a quello “succube di oppressioni a diversi livelli” - è quello attraverso il quale “l’uomo, proseguendo l’opera del Creatore, fa sì che il mondo ritrovi il suo fine: essere opera di Dio che, nel lavoro compiuto, incarna e prolunga l’immagine della sua presenza nella creazione”. “Dobbiamo far sì - l’appello di Bergoglio - che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova”. Il lavoro, poi, sia “creativo”, ossia permetta all’uomo “di esprimere in libertà e creatività alcune forme d’impresa, di lavoro collaborativo svolto in comunità che consentano a lui e ad altre persone un pieno sviluppo economico e sociale”. “Ogni uomo e donna è poeta, è capace di creatività”, ha aggiunto papa Francesco, sottolineando che “non possiamo tarpare le ali a quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e capacità”. In terzo luogo, il “lavoro partecipativo”, che chiede all’uomo di esprimersi secondo la logica “relazionale”, vedendo “sempre nel fine del lavoro il volto dell’altro e la collaborazione responsabile con altre persone”. No, quindi, a “una visione economicista” dove “il lavoro perde il suo senso primario di continuazione dell’opera di Dio”. Infine, il “lavoro solidale”, che richiama l’impegno delle Acli, i cui circoli “possono essere luoghi di accoglienza e di incontro”. “Ma poi - ha aggiunto Bergoglio - bisogna anche dare strumenti e opportunità adeguate”, impegnandosi verso “nuovi percorsi d’impegno e di professionalità”. Libertà, creatività, partecipazione e solidarietà, “caratteristiche” che “fanno parte della storia delle Acli”. “Oggi più che mai - ha precisato - siete chiamati a metterle in campo, senza risparmiarvi, a servizio di una vita dignitosa per tutti”.                     "È una importante battaglia culturale quella di considerare il welfare una infrastruttura dello sviluppo e non un costo", ha concluso il Papa. "La proposta di un sostegno non solo economico alle persone aldi sotto della soglia di povertà assoluta, che anche in Italia sono aumentate negli ultimi anni, può portare benefici a tutta la società".
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