giovedì 27 dicembre 2012
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"Nel 2012 sono stati uccisi per la loro fede 105 mila cristiani: questo significa un morto ogni 5 minuti. Le proporzioni, dunque, sono spaventose". Lo ha affermato ai microfoni della Radio Vaticana il coordinatore dell'Osservatorio della libertà religiosa in Italia, professor Massimo Introvigne, che commenta i dati del Centro "David Barret" degli Stati Uniti rilevando che "i 105 mila morti all'anno non sono tutti martiri nel senso teologico del termine". "Tuttavia - aggiunge - all'interno di questo numero ce ne è uno, più piccolo certamente, che comprende persone che molto consapevolmente offrono la loro vita per la Chiesa e spesso pregano anche per i loro persecutori e a questi offrono il perdono". "Le aree di rischio - spiega Introvigne - sono molte, se ne possono identificare sostanzialmente tre principali: i Paesi dove è forte la presenza del fondamentalismo islamico, come la Nigeria, la Somalia, il Mali, il Pakistan e certe regioni dell'Egitto, i Paesi dove esistono ancora regimi totalitari di stampo comunista, in testa a tutti la Corea del Nord e i Paesi dove ci sono nazionalismi etnici, che identificano l'identità nazionale con una particolare religione, così che i cristiani sarebbero dei traditori della Nazione, penso alle violenze nello stato dell'Orissa, in India"."In Nigeria - ricorda nell'intervista il sociologo delle religioni e fondatore del Cesnur - c'è stata anche una strage di bambini che andavano a catechismo: in molti Paesi andare a messa o anche al catechismo è diventato di per se stesso pericoloso". "Da una parte - rileva - c'è la persecuzione cruenta, i morti ammazzati e le torture, che derivano da alcune specifiche ideologie: l'ideologia del fondamentalismo islamico radicale, le versioni più aggressive degli etno-nazionalismi e, naturalmente, quanto ancora sopravvive della vecchia ideologia comunista".Introvigne cita come esempi sia il caso di Asia Bibi, ancora detenuta in Pakistan a causa dell'iniqua legge contro la blasfemia, che le reazioni in Occidente al messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013 e agli auguri di Natale alla Curia Romana di qualche giorno fa, nei quali "il Papa si è soffermato sui pericoli e su, per così dire, una dittatura culturale, esercitata da una specifica ideologia e tra le varie c'è quella del gender". "Queste ideologie - osserva - evidentemente, si sentono minacciate dalla voce dei cristiani e dalla voce della Chiesa e, quindi, le loro lobby mettono in atto campagne di intolleranza e di discriminazione". 
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