lunedì 8 settembre 2014
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"La mia vocazione è lì": sono le parole che Olga Raschietti, 83 anni, una delle tre suore uccise in Burundi, ripeteva spesso ai familiari per spiegare le ragioni, sempre attuali, che oltre 50 anni fa l'avevano portata in Africa. Era partita missionaria da Montecchio Maggiore (Vicenza), dove abitano ancora cinque fratelli. "È morta - dice il fratello Arduino, 88 anni - per la sua vocazione e se sul piano umano sono dispiaciuto come cristiano sono orgoglioso. È già nei cieli, ne sono certo e lo dico rispettando il credo di ognuno". "Era la zia d'Africa - ricorda una nipote - e da bambini ci portava sempre un ricordo quando tornava a casa. Siamo tantissimi nipoti ma si ricordava di tutti e per tutti c'era un regalino. Nei primi tempi tornava ogni tre anni, mi pare, adesso un pò più spesso". L'ultima volta, mesi fa, quando ha fatto ritorno a Montecchio per un breve periodo, servito anche per curare degli acciacchi a un ginocchio. "Non voleva restare in Italia - sottolinea Arduino - e appena ha potuto è ripartita". L'anziano fratello rammenta poi la passione di suor Olga per la musica: "io sono organista e anche lei aveva studiato musica. Mi chiedeva sempre di mandarle degli spartiti di musica sacra".    "Era - dice la nipote - una persona solare con una disponibilità al mille per cento verso gli altri. Era la sua forza". Con i fratelli ancora in vita - originariamente erano 12 e solo lo scorso anno ne sono morti tre - i contatti erano continui. "Scriveva molto - ricorda ancora - e poi telefonava. Non dimenticava un compleanno o un onomastico".
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