mercoledì 20 maggio 2015
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​«Vescovi e laici devono crescere nell’arte del discernimento e dell’ascolto reciproco come modo speciale per fare comunione». Tiziano Torresi ha 31 anni e sta concludendo il dottorato in scienze politiche all’Università Roma Tre. Le parole di papa Francesco ai vescovi italiani entrano con la loro forza nel suo studio. A cominciare dall’espressione “vescovi-piloti”. «Più che di piloti e passeggeri, i pastori e i laici hanno bisogno di saper viaggiare in tandem», afferma Tiziano. Da ex presidente nazionale della Fuci (e oggi segretario nazionale del Meic), è cresciuto guardando a Paolo VI. E lo cita analizzando il passaggio in cui Bergoglio richiama alla formazione. «Il cammino di un laico rischia di smarrirsi se la vita di fede è priva di un rapporto personale con Dio, di severa ed esigente formazione biblica e liturgica. In questo le pagine scritte da Giovanni Battista Montini in gioventù restano ineguagliate: prendere coscienza della propria dignità di credente è tutt’uno con l’amare se stessi. È la strada che dà senso alla vita, che permette di non dissipare o nascondere i talenti. Per chi è impegnato nello studio e nella ricerca, vivere così la fede è anche un modo per onorare l’intelligenza».Francesco esorta i laici ad assumersi le proprie responsabilità. «L’invito – sottolinea Tiziano – va compreso alla luce della “sensibilità ecclesiale” che il Papa indica ai vescovi italiani: i laici sono “indispensabili” per esprimerla, perché facendosi compagni degli uomini e delle donne danno carne e voce a una Chiesa esperta in umanità, mescolano il vino della fede all’acqua della vita di ogni giorno, si sporcano le mani per essere immagine vivente di un Dio compromesso con l’uomo. La sfida non è una rappresentanza di interessi ma rendere visibile la fede nella competenza e nell’onestà, spesso silenziosa, credibile agli occhi di una società che quasi non sa più chi è Gesù. Del resto nella Chiesa il laicato non è il custode di un museo ma l’avanguardia di un “ospedale da campo”».Nell’attuale clima politico italiano non mancano le sfide etiche o sociali. E i cristiani sono chiamati in causa. «Serve un linguaggio nuovo per stare nel dibattito pubblico alla pari con gli altri, con la forza delle convinzioni e con argomentazioni comprensibili da tutti perché basate sulla ragionevolezza – evidenzia Torresi –. Va abbandonata ogni logica sindacale del laicato, anche in politica. Conta la qualità delle proposte, la carità che arriva dove non ti aspetti, il fermento di un’animazione culturale che ridia respiro al patrimonio cristiano, uno sguardo accogliente su chi, in tante forme, è “altro” o “diverso”».
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