sabato 4 ottobre 2014
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Alla veglia di preghiera per il Sinodo, in piazza San Pietro, tre coppie hanno portato la loro esperienza. Ecco le loro parole:I fidanzati incamminati verso il matrimonioAntonio - Buona sera, siamo Antonio e Roberta, veniamo da Benevento, in Campania, io ho 31 anni e lei ne ha 25. Entrambi, se pur in parrocchie diverse, abbiamo fatto esperienza di una chiesa bella. Io in particolare mi sono impegnato sin da giovanissimo come educatore ACR e come catechista. Attualmente viviamo una bellissima esperienza lavorativa insieme. Sono socio fondatore di una cooperativa che si occupa di servizi ai minori il cui nome è "Cooperativa Sociale Onlus Bartolo Longo" nata all'interno del progetto Policoro dell’Arcidiocesi di Benevento. Roberta è una delle educatrici che lavorano in cooperativa, ed è attraverso la condivisione della passione per i bambini che ci siamo conosciuti e scelti. Roberta - Si, l'amore per l'educazione e per i bambini ci ha fatto incontrare e continua ad essere un ambito fecondo di condivisione per la nostra coppia. Io mi sono appena laureata in biologia e, come tanti giovani oggi in Italia, sono impegnata, nonostante la cooperativa e l’attuale crisi economica, nella ricerca di un lavoro in cui possa investire le competenze acquisite nell'ambito universitario. Antonio - Siamo insieme da 4 anni, e da un po' di tempo stiamo ponendo le basi per il nostro futuro insieme. Si tratta di piccoli passi, di un progettare prudente ma che da ossigeno alla nostra vita di coppia perché ci orienta verso il compimento del nostro fidanzamento che per noi è il Matrimonio sacramentale. Come ci ha insegnato Papa Francesco, io Antonio vorrei aiutare Roberta a diventare più donna e Roberta vorrebbe aiutare me a diventare più uomo. Roberta - Siamo per un amore che vive di piccole conferme quotidiane per porre le basi di un "Si" che per noi non può che essere unico e indissolubile. In questo senso, il confronto con amici che hanno già fatto questa scelta o che si preparano a compierla prima di noi, ci fa crescere. La condivisione della progettualità con il nostro gruppo di amici avviene sempre nell'abito più ampio della fede, perché per noi il "Si" matrimoniale è un "Si" che matura nella fede in Gesù Cristo. Antonio - Si, la fede, nella quale spesso come coppia e come singoli inciampiamo, che spesso risente delle delusioni lavorative e in generale della vita, è un dono vivo che scorre nelle nostre vite come un fiume carsico, silenzioso, a volte invisibile, ma vivo. Lo sentiamo come singoli battezzati, lo sentiamo come coppia di fidanzati. Siamo consapevoli che il fare famiglia ci riserverà anche delle difficoltà, delle crisi da superare attraverso le tre parole di Papa Francesco: “Permesso, grazie e scusa”. Si tratta di vivere nel quotidiano il buon pane del perdono reciproco, con cui in futuro potremo nutrire i nostri figli. Roberta - La fede che alimentiamo con la messa domenicale e nella quale incontriamo tante famiglie che nel loro stare insieme ci raccontano la bellezza di una vita di coppia vissuta nella comunione con Dio Padre nella famiglia dei figli di Dio, la Chiesa. Vediamo nella famiglia il compimento del nostro amore e per questo, con voi, questa sera vogliamo pregare per il prossimo Sinodo sulla famiglia, perché la chiesa che è madre e maestra, sappia indicare, con nuovo vigore e forza, l'amore sponsale come via di santificazione.Margherita e Marco sono una coppia di sposi di Novara: ai loro 4 figli si è unita una bimba in affido familiare.Marco: Siamo Marco e Margherita, viviamo a Novara, in Piemonte e siamo sposati dal 26 aprile di 17 anni fa. C'è chi dice che “l'amore non esiste”, ma noi crediamo che la vita abbia senso pieno solo se ci si lascia attraversare dall'Amore ricevuto, e lo si ridona intorno a sé. Per questo tra le letture del nostro Matrimonio inserimmo un brano della Lettera agli Ebrei: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”(Eb 13,2). Era quella la nostra strada per essere felici. Margherita: Desideravamo una famiglia numerosa, ma ci avevano detto che per me sarebbe stato molto difficile ottenere una gravidanza. Nonostante questo eravamo certi che le parole che abbiamo appena ascoltato: “Siate fecondi e moltiplicatevi”(Gen 1,28), erano scritte anche per noi, così pensammo all'affido familiare. Subito dopo il matrimonio demmo disponibilità al comune della nostra città e un anno dopo arrivò da noi una ragazza di 15 anni. Nel frattempo era nato anche il nostro primo figlio, Riccardo. Marco: Affrontammo questo affido con entusiasmo: fu una esperienza breve, molto importante per noi, ma anche molto difficoltosa nella gestione. Si è conclusa dopo solo quattro mesi con un po' di sofferenza, e questo ci ha spinto a domandarci se davvero avevamo capito ciò che il Signore ci stava chiedendo. Così lasciammo che il tempo spiegasse. L'anno successivo, a maggio, nacque Francesco, due anni dopo arrivò Martino, e poi tre bimbi di sole 10 settimane di gestazione sono volati in cielo a farci da angeli custodi. Margherita: A 10 anni dal nostro Matrimonio, le tante cose belle che avevamo vissuto, ma anche le sofferenze che portavamo nel cuore stavano lì a confermare che “le nostre vie non sono le Sue vie”(Cfr. Is 55,8), e questo a volte ci disorienta, ma ci permette di cogliere la differenza tra i nostri progetti e il sogno grande di Dio su di noi. Marco: Desideravamo altri figli, ma le tre gravidanze interrotte pesavano su questa scelta. Abbiamo lasciato fare al Signore, non per santità, ma per fragilità e debolezza, e Lui ci ha ripagati. Ad aprile del 2008, infatti, è nato Tommaso. Sono seguiti anni intensi di attività pastorale in parrocchia e in diocesi, anni ricchi in cui credevamo di avere ricevuto tutto il possibile e che ora toccasse a noi, in qualche modo, “ricambiare”. Margherita: Ma Lui non vuole nulla in cambio se non la nostra fiducia e il nostro abbandono. Nel 2010 ci viene improvvisamente proposto di frequentare il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II di Roma. I tempi sono stretti, le iscrizioni stanno per chiudere e noi abbiamo molte perplessità, ma il nostro Parroco di allora ci spinge a buttarci in questa avventura. Così iniziano tre anni di studio e di periodi di convivenza con altre famiglie. Anni intensi, in cui gli insegnamenti teorici diventano vita vissuta e le amicizie che si vanno costruendo, ci mostrano la ricchezza e la fecondità del bene, anche nelle condizioni apparentemente più ordinarie e semplici. Marco: Questi anni ci hanno insegnato che la forza della famiglia, sta proprio nella sua debolezza, nel suo essere a volte aggredita, nelle sue ferite e nelle sue lacrime. È questo, crediamo, il nostro offertorio: fatiche quotidiane, relazioni che si costruiscono solo bruciando energie, pensieri e preoccupazioni. Ed è questo che il Signore sa trasformare in pane, in ricchezza, in danza, superando di gran lunga i nostri piani. Margherita: Ed eccoci alla fine degli studi, quasi un anno fa. Discussione della tesi il 25 ottobre e poi, come se l'invito fosse già scritto, il 26 e 27 ottobre l'incontro di Papa Francesco con le famiglie, nell'anno della fede. Amici della nostra parrocchia ci raggiungono ed insieme viviamo due giorni di preghiera, amicizia e festa proprio in questa piazza. Marco: Qui Vincenzo e Grazia di Lampedusa, parlano della loro casa accogliente e di come la vita di chi arriva sulla loro isola li interpelli. Tornati a casa le loro parole hanno un'eco forte in noi. Ci ricordiamo della campagna “Bambini in alto mare” che propone l'affido di minori non accompagnati sbarcati da questi viaggi della speranza. Margherita: Ci ricordiamo anche del progetto di affido familiare, che continuava ad interpellarci, come Chi sta alla porta e bussa. Parliamo con i ragazzi, sapendo che nessuna decisione è solo nostra, e diamo disponibilità, ma il progetto non si concretizza. Noi siamo sereni, stiamo bene, organizziamo le vacanze estive, e forse, a questo punto, siamo più appagati che fecondi. Ma il Signore vede e, come solo Lui sa fare, non ci lascia soli. Marco: Una mattina al lavoro arriva a Margherita una telefonata, è un amico, volontario in ospedale. Ci dice che una bimba di sette mesi cerca una famiglia affidataria, e chiede se conosciamo qualcuno a cui proporre questa avventura. A pranzo ne parliamo, abbiamo timore, dubbi, ma i nostri figli ci ridonano con le loro parole franche da adolescenti, ciò che noi avevamo scelto nel giorno del nostro matrimonio: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”(Eb 13,2). E così la piccola arriva da noi, ed ora è qui figlia del cuore. E la nostra famiglia non si ricorda nemmeno com'era quando lei non c'era. Margherita: La vita accolta in realtà ha ridato vita a noi, che avevamo tutto e stavamo per addormentarci. Non sappiamo più se noi abbiamo accolto lei, o se lei ha accolto noi, le nostre “lotte” educative, la nostra fatica nel costruirci famiglia, il nostro bisogno di saperci affidare. Per questo oggi non possiamo che dire grazie perché, come ci ricorda il Santo Padre Francesco, la mano del Signore ha “ampliato l’orizzonte della nostra esistenza, e ha generato per noi un mondo nuovo”. E ora questo mondo nuovo desideriamo abitarlo con gioia.Antonella e Nicola di Tivoli, dopo essere stati separati per sei anni hanno ritrovato l'unità e sono tornati a vivere insieme. Nicola: Siamo Nicola ed Antonella veniamo da Roma, siamo sposati da 15 anni; abbiamo due figli: Paolo di quattordici anni e Sara di undici. Ho conosciuto Antonella sul luogo di lavoro e mi ha subito colpito per la sua bellezza e in seguito per la sua disponibilità ad ascoltarmi. Con lei ero felicissimo. Antonella era bella, dolce, sensibile. A lei avevo aperto il mio cuore, con lei mi sentivo amato e compreso. Intuivo che sarebbe stata la donna della mia vita. Trascorrevamo moltissimo tempo insieme sia a lavoro sia fuori, condividevamo tutto e la nostra vita era aperta l’uno per l’altra, stavamo gettando le basi per un amore bello in cui Dio ne era la fonte e l’origine. Nel giorno della celebrazione delle nostre nozze, ringraziai il Signore per il dono di Antonella convinto che niente e nessuno ci potesse separare; immaginavo una vita piena di felicità e gioia con una bella famiglia. Antonella: Nel periodo del nostro fidanzamento, apprezzavo il carattere di Nicola giocoso e gioioso. Con lui mi sentivo rilassata, allegra ed apprezzata, più ci conoscevamo, più pensavo che poteva essere la persona che da tanto aspettavo. Con Nicola al mio fianco, mi sentivo amata e tra noi era tutto perfetto; nonostante le diversità caratteriali, erano molte le cose che ci accomunavano ed anche la fede in Gesù era condivisa ed era un punto di forza. Facevamo progetti per il futuro così decidemmo di sposarci e grazie a Dio il mio sogno si realizzava. Nicola: Purtroppo però l'inizio del matrimonio non è coinciso con le mie aspettative, facevo fatica a comunicare i miei sentimenti, mi chiudevo sempre di più in me stesso. Nonostante la gioia della nascita del nostro primo figlio, mi sentivo poco capito e considerato da Antonella; spesso diventavo ostile con lei ed il mio egoismo diventava sempre più marcato; non era proprio il matrimonio che mi immaginavo. Mi sentivo sempre più solo, e neanche la nascita di nostra figlia, che fu per me un’ulteriore gioia grande, portò la serenità che speravo tra me ed Antonella. Mi sentivo infelice, non amato e criticato e addossavo tutte le colpe a lei ed al Signore, allontanandomi anche dalla fede. Io ed Antonella non ci parlavamo più, lei era il bersaglio di tutto il mio malessere, i litigi anche se pochi erano molto animati; per me lei era la causa di tutti i miei mali, parlavamo solo di cose tecniche; lei prendeva tutte le decisioni perché io ero apatico e svogliato e non partecipavo alla vita familiare. Quello che mi mancava lo iniziai a cercare fuori dal contesto familiare, iniziai a tradirla prima in maniera occasionale, dopo stabilendo una relazione extra coniugale fissa con un altra donna. Mi sentivo fallito nel progetto del matrimonio, ostile e rabbioso nei confronti di mia moglie e provavo anche sensi di colpa per i tradimenti. In famiglia mi isolavo e la percepivo come una cosa opprimente da cui volevo fuggire. Fu cosi che dopo quasi otto anni di matrimonio, chiesi la separazione, prima di fatto, poi legalmente e lasciai la mia casa. Antonella: Già dopo poco tempo dal nostro matrimonio, la nostra vita non era come avevo sognato, io ero molto concentrata sui figli, quando litigavamo mi sentivo sola ed in colpa, non mi curavo di ciò che Nicola viveva, pensavo solo ai miei bisogni e davo tutto per scontato. Mi rendevo conto che il mio matrimonio si stava incrinando; ero sempre meno affettuosa e sempre più fredda con lui; non avevo amicizie, convinta che io e lui potessimo bastare a tutto. Avrei voluto chiedere aiuto ma non l’ho fatto! Cresceva in me la convinzione che fosse tutta colpa mia. La distanza tra noi aumentava, mi sentivo persa, mi sentivo una cattiva moglie ed una madre scarsa. Nicola: Il periodo della separazione fu un crogiolo di sentimenti: mi sentivo pieno di rabbia e di rancore verso mia moglie a cui imputavo tutte le colpe del fallimento del matrimonio, ma provavo anche un forte senso di colpa sia nei suoi confronti che verso i nostri due figli. Infatti, proprio per loro, non ho mai voluto spezzare definitivamente il legame con Antonella, cercando di essere presente e assumendomi le mie responsabilità di padre. Nei nostri lunghissimi sei anni di separazione, ho vissuto forti sentimenti di solitudine e profonda tristezza; mi sentivo apatico ed avevo pensieri di morte. E' stato in questo periodo che ho riscoperto Antonella. Lei, gratuitamente, mi stava vicino e con lei, Nostro Signore attraverso la preghiera e l’Eucarestia domenicale. Capii che l'amore che cercavo soltanto mia moglie me lo poteva dare ed ero io che lo avevo rifiutato e mi ero allontanato. Infatti Antonella nonostante tutto il male che le avevo fatto era sempre stata li ad aspettarmi, fedele al nostro Amore e a Gesù sposo fedele della nostra relazione; Antonella continuava a volermi bene, a starmi vicino nel momento più basso della mia vita. Mi sono sentito aiutato, considerato, amato, mi sono sentito pienamente realizzato con lei. Dopo qualche tempo, le ho chiesto di poter provare a rimettere in piedi il nostro matrimonio, ammettendo tutti i miei errori in totale onestà e sincerità. Di fronte al suo sì, mi sono sentito felice e fiducioso verso Nostro Signore che mi mostrava attraverso mia moglie, la Sua misericordia. Consapevoli che da soli non ce l’avremmo fatta a ricostruire la nostra relazione, decidemmo di partecipare al programma Retrouvaille, e quello fu l’inizio della nostra risurrezione. Antonella: Ci siamo separati, dopo che ho scoperto la relazione di Nicola con un’altra donna, anche se era difficile accettare il fatto che fosse finita, avevo il terrore che anche i miei figli potessero abbandonarmi. La rabbia ed il dolore che provavo mi facevano dire che era tutto finito. L’Amore di Dio per me, mi ha dato la forza di andare avanti in quei lunghissimi anni della nostra separazione. Quando Nicola mi ha chiesto di riprovare a ridare una speranza alla nostra relazione mi sentivo molto titubante ed incerta. Avevo tanta paura di soffrire di nuovo. Ma ho preso la decisione di affidarmi all’Amore di Dio e da lì tutto è ricominciato. Nicola: Lo scorso Natale è stato per me il più bello della mia vita, finalmente siamo tornati a vivere insieme dopo tanti anni di separazione e lontananza, finalmente unito ad Antonella e alla mia famiglia. Oggi mi sento confermato ed affermato nella mia vocazione di sposo; mi sento pienamente felice. Sono consapevole delle difficoltà quotidiane e dei miei limiti, ma con l’aiuto di Nostro Signore, cerco di prendermi cura di Antonella e della nostra relazione ogni giorno.Antonella: Adesso la nostra vita è completamente rinata! Con il percorso di ricostruzione del nostro matrimonio rinasceva nel mio cuore la Speranza ed adesso posso dire che quell’Amore non era mai finito! Era solo sepolto. Ci eravamo persi ed ora grazie a Dio ci siamo ritrovati. Adesso i nostri problemi possono essere vissuti in modo diverso, posso condividere con Nicola il mio intimo e farmi conoscere da lui. Adesso ho fiducia che con l’Amore di Dio e la nostra volontà riusciremo nel cammino. Ho imparato a perdonare Nicola e me stessa. Quando abbiamo deciso di tornare a vivere insieme è stata una festa per tutti! Nicola: Ci stiamo impegnando insieme per cercare di dare speranza ad altre coppie e questo ci dà la possibilità di attuare concretamente quella che è la missione del matrimonio; allargare il Regno di Dio e poter testimoniare con la nostra vita che: Nicola e Antonella insieme: “IN DIO TUTTO E’ POSSIBILE, E IL “PER SEMPRE” IN LUI E’ RECUPERABILE”.
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