martedì 7 febbraio 2017
Globalizzazione, intercultura ed esclusione: a Boston riuniti studiosi di lingua spagnola. Sullo sfondo l’idea pastorale di Bergoglio, la visione di mondo della “Laudato si’”, i “muri di Trump
America Latina: bambini in una favela di Bahia.

America Latina: bambini in una favela di Bahia.

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Sarà uno scherzo del caso (o, come diceva Chesterton, di «Dio quando vuole travestirsi sotto abiti anonimi »), ma di certo i promotori del primo convegno di teologia ibericoamericana negli Stati Uniti (apertosi ieri a Boston) non avevano previsto che tale consesso si sarebbe tenuto in un momento in cui alla Casa Bianca ci sarebbe stato un presidente che non ama particolarmente l’ex 'cortile di casa', come l’amministrazione Reagan chiamava il Sud e il Centroamerica. Epperò si preannuncia densa di provocazioni e di contenuti questa assise alla quale parteciperanno oltre 40 teologi e teologhe di lingua ispanica provenienti dall’America Latina, dalla Spagna e dagli Usa. Si sono riuniti (coincidenza?) nella città dei Kennedy per affrontare tre tematiche decisive nel mondo di oggi: globalizzazione, intercultura ed esclusione. Il tutto, dentro il quadro di un pontificato sudamericano che ha rimesso al centro della teologia e del ministero della Chiesa (il convegno ruota attorno appunto a questi due termini) l’opzione preferenziale per i poveri.

A dare lustro (gli organizzatori scomodano addirittura l’aggettivo 'storico' per segnalare il significato di questo incontro, che si chiude venerdì) al convegno promosso dal Boston College è decisamente la qualità e la rinomanza degli oratori, il quid della teologia sudamericana: ci saranno Gustavo Gutiérrez, fondatore della teologia della liberazione grazie al suo omonimo, fondamentale testo, pubblicato in italiano da Queriniana negli anni Settanta; Juan Carlos Scannone, insegnante del giovane Bergoglio, considerato l’iniziatore della 'filosofia del popolo', la branca filosofica dell’omonimo pensiero teologico, di cui papa Francesco è considerato l’erede; Jon Sobrino, il pensatore amico di Oscar A. Romero, colui che era il bersaglio della strage all’Università Centroamericana di San Salvador nel 1989 per mano degli squadroni della morte; Carlos Maria Galli, argentino, ritenuto tra i più vicini pensatori a papa Francesco. E ancora: Maria Clara Lucchetti Bingemer, teologo brasiliana, Gilles Routhier, dal Canada, Harvey Cox, pensatore di matrice protestante, che di recente ha presentato a Francesco il suo libro dedicato all’idolo-mercato… Insomma, un raduno di noti teologi il cui obiettivo sarà quello di «riflettere e offrire il contributo della teologia latinoamericana alle riforme di papa Francesco», come spiega Rafael Luciani, docente di teologia al Boston College, 'anima' dell’organizzazione dell’assise.

«Bergoglio osserva che la Chiesa, sia a livello pastorale che teologico, deve essere in mezzo ai poveri, deve servire i poveri e coinvolgersi nelle loro lotte e nelle loro speranze: questa è una teologia molto latinoamericana. Ma questa prospettiva ha incontrato resistenze in Europa e anche negli Usa» afferma Luciani, che ha di recente pubblicato un libro in spagnolo proprio sul rapporto tra papa Francesco e la teologia del popolo. Che questo convegno di Boston sia una tappa particolarmente importante lo evidenzia anche un fatto reso noto dagli organizzatori: oltre al cardinale Sean O’Malley, saranno presenti due delegati del papa, il cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo di Mérida, e monsignor Raul Biord Castillo, presule di La Guaira, entrambi dal Venezuela, i quali presenteranno a Francesco il frutto delle giornate nella città del Massachusetts. «Papa Francesco critica la globalizzazione che si è realizzata secondo l’ideologia neoliberale – spiega ad 'Avvenire' Juan Carlos Scannone, che a Boston affronterà il tema della 'collaborazione teologica con la pastorale di papa Francesco' –. Un’ideologia che assolutizza il mercato, invece di considerarlo come uno strumento efficace, e che a causa del feticismo del denaro e del consumismo sta formando un sistema 'che uccide' e che provoca l’esclusione della maggioranza dell’umanità, popoli interi di milioni di persone, acutizzando la separazione tra i più ricchi e i più poveri».

Secondo Scannone, però, papa Francesco non si limita a denunciare le storture del «paradigma tecnocratico attuale», ma propone «un nuovo paradigma, come quelanzitutto lo che egli descrive nell’enciclica Laudato si. Si tratta di instaurare un’ecologia integrale, che sia al contempo sociale e ambientale». Da parte sua il superiore generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa Abascal, nel messaggio fatto pervenire al congresso di Boston, ha evidenziato come «decine di migliaia di persone in America latina siano costrette a lasciare le proprie case per cercare condizioni di vita migliore». Sosa ha ricordato anche come «l’America latina sia una delle maggiori riserve ecologiche del pianeta, ad esempio l’Amazzonia, per la quale dobbiamo avere particolare cura». Oggi la teologia «è chiamata in America latina ad accompagnare la fede in dialogo con le altre culture e le fedi» per superare queste condizioni di vita non confacenti alla dignità della persona umana. E proprio su questo chiosa Scannone: «Uno dei principali apporti della Chiesa e della teologia latinoamericana alla Chiesa e alla teologia del mondo è l’opzione preferenziale per i poveri, essenziale nel Vangelo e nella vita di Gesù, e nella sua realizzazione concreta oggi».


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