martedì 13 ottobre 2015
Tra smentite, silenzi, precisazioni, è giallo sulla lettera di “13” cardinali al Papa. (Stefania Falasca)   INTERVISTA Suarez Inda: «Ci preoccupa la fragilità dei giovani» IL DIARIO E alla fine qualcuno disse: «Ma lasciamo fare a Bergoglio»
COMMENTA E CONDIVIDI
«State attenti, non prendete sempre per buono ciò che viene pubblicato, prima verificate». Questa la raccomandazione che padre Federico Lombardi ha rivolto ieri ai giornalisti nel corso del consueto briefing sull’andamento dei lavori sinodali. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha fornito alcune puntuali precisazioni su due questioni che interessano il metodo pratico e sostanziale del Sinodo e che sono state oggetto di equivoci e operazioni mediatiche. La prima riguarda la Relatio finalis, il documento che verrà redatto a conclusione delle tre settimane di Sinodo. La seconda in merito a una lettera privata indirizzata al Papa che sarebbe stata firmata da tredici cardinali per criticare il metodo di procedimento dell’Assemblea sinodale. «La Relazione finale c’è, non è scomparsa da nessuna parte. Verrà compilata e conclusa, sottoposta al suffragio dell’Assemblea e poi consegnata nelle mani del Papa, il quale deciderà che cosa farne. Questa è la prassi». Così ha ribadito padre Lombardi, riferendosi ad alcune manipolate informazioni circolate su una presunta “sparizione” del documento. Lombardi ha quindi ricordato l’iter con il quale si arriverà alla redazione finale del testo, già illustrato dal cardinale Lorenzo Baldisseri. «I Circoli minori danno i loro “modi”, e i “modi” vengono utilizzati e integrati sulla base dell’Instrumentum laboris e così si arriva a comporre la Relatio finalis che verrà ripresentata ai padri e da loro discussa». «La Relatio – ha continuato – verrà presentata la mattina di sabato 24 ottobre in aula, per essere sottoposta nel pomeriggio al suffragio dell’Assemblea. E quindi «conformemente alla natura del Sinodo, tale Relatio, frutto dei lavori sinodali, sarà consegnata al Santo Padre al quale compete ogni decisione in merito». Questo conformemente all’Ordo Synodi, dove si specifica che «il consenso dei padri si esprime in “proposizioni” oppure in altri documenti, che sono sottoposti a votazioni e poi offerto al Santo Padre per una sua valutazione». L’anno scorso, ad esempio – ha ricordato il portavoce vaticano – «il Papa ha comunicato il pomeriggio del sabato che voleva rendere pubblica la Relatio finalis della prima fase del Sinodo. Ma non esiste una norma stabilita circa l’uso che di questa ne deve fare il Papa e quindi sul documento finale risultante dall’Assemblea sinodale. Alla fine delle prime tre Assemblee sinodali ordinarie del 1967 e 1971 e straordinaria del 1969, le conclusioni furono sottoposte all’attenzione di Paolo VI unitamente a delle raccomandazioni in risposta ai problemi presentati. Dopo il terzo Sinodo del 1974, il Papa stesso, tenendo in considerazione le proposizioni sinodali e le relazioni finali, scrisse l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi. Lo stesso processo è stato poi seguito nelle altre Assemblee sinodali ordinarie (1977, 1980, 1983, 1987, 1990, 1994, 2001, 2005 e 2008), alle quali furono associate le esortazioni apostoliche seguenti, tra le quali la Familiaris consortio. Ed è proprio alla storia di questi processi, ha ricordato padre Lombardi, cui faceva allusione anche il cardinale Tagle il 9 ottobre affermando che «per il documento conclusivo si deve attendere ciò che in merito il Papa deciderà di fare».Quanto alla lettera pubblicata dal vaticanista Sandro Magister sul suo sito con la lista dei tredici presunti cardinali firmatari, padre Lombardi ha riferito che alcuni già avevano cominciato a smentire di averla sottoscritta. In questa lettera “velinata” in sostanza tredici padri sinodali hanno lasciato intendere che il Sinodo fosse in qualche modo “pilotato” dalla Segreteria generale (e in ultima analisi dal Papa) per ottenere «risultati predeterminati». Due nel concreto le contestazioni contenute nella lettera: l’ipotesi che i moderatori e i relatori dei Circoli minori venissero designati dalla Segreteria, cioè dall’alto, con scelte in grado di indirizzare il dibattito. E la mancata elezione dei membri della commissione incaricata di scrivere il documento finale. A questa lettera avevano risposto il giorno successivo in aula il segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, e lo stesso papa Francesco che era intervenuto chiaramente sul non lasciarsi condizionare dall’«ermeneutica cospirativa» riducendo l’orizzonte del Sinodo. Il testo originale della lettera indirizzata al Papa il primo giorno del Sinodo è stato diffuso ieri mattina da Magister insieme all’elenco in ordine alfabetico dei porporati presunti firmatari. Ma già ieri quattro di coloro che erano citati nell’elenco fornito dall’eminente vaticanista – i cardinali Angelo Scola, André Vingt-Trois, Mauro Piacenza ed Erdö – hanno ufficialmente smentito di aver firmato la lettera. Un portavoce di un altro cardinale della lista, George Pell, in una dichiarazione rilanciata dal National Catholic Register e ripresa dal sito Il Sismografo, ha detto ieri che «una lettera privata dovrebbe rimanere privata. E sembra che ci siano degli errori sia nel contenuto sia nell’elenco dei firmatari», aggiungendo che «il cardinale è consapevole che rimangono preoccupazioni fra padri sinodali circa la composizione del comitato di redazione della Relatio finalis e sul processo attraverso il quale sarà presentato ai padri sinodali e votata».Un altro porporato della lista, Wilfrid Fox Napier, secondo quanto riporta il vaticanista statunitense John Allen, «ha confermato di aver firmato una lettera, ma ha detto che il suo contenuto era diverso da quello presentato da Magister, e che riguardava specificamente i dieci membri della commissione per la preparazione del documento finale». La vicenda nella sua gravità se da un lato dimostra come in queste operazioni inciampi la “macchina da guerra” di alcuni soldati del “Sinodo mediatico” dall’altra conferma l’importanza delle parole di Francesco pronunciate il secondo giorno dei lavori sinodali riguardo all’«ermeneutica cospirativa». Evidentemente il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: