lunedì 19 ottobre 2015
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«Dopo tre settimane qui dentro a confrontarci, discutere, verificare le rispettive posizioni, non saremo più gli stessi. E neppure la nostra immagine di famiglia sarà la stessa». La riflessione di un padre sinodale fotografa bene il processo in corso nell’Aula del Sinodo tra le oltre trecento persone (cardinali, vescovi, esperti, uditrici e uditori) impegnate nell’assemblea ordinaria sulla famiglia. Anche sulle questioni più delicate l’ascolto, il rispetto, l’analisi pacata vanno nella direzione di quella “convinzione reciproca” che, se una parte rappresenta la cifra del cammino sinodale, dall’altra fa lievitare le speranza sulla possibilità di raggiungere una posizione largamente condivisa. Ora, a due terzi del percorso, mentre ci si prepara ad affrontare l’ultima, decisiva settimana di lavori, molto è già stato chiarito. Le Congregazioni generali e poi i Circoli minori hanno discusso e votato gli emendamenti relativi alle prime due parti dell’Instrumentum laboris, il documento di base uscito dalla sintesi dei due questionari diffusi in tutto il mondo e dalla Relatiodello scorso anno. Sono riflessioni, richieste, sottolineature, indicazioni che vanno sempre tenute presenti perché – come ha detto ieri il Papa nel discorso sul senso dell’esperienza sinodale che pubblichiamo nella pagina qui accanto – nascono dalle speranze di tanti credenti e quindi sono da considerare l’ossatura irrinunciabile di un eventuale documento di sintesi. Ora, per completare il lavoro di analisi del testo, mancano solo le conclusioni dei tredici Circoli a proposito della terza parte dell’Instrumentum, che dovrebbero essere rese note tra un paio di giorni. E poi la relazione finale attesa per sabato 24 ottobre. Sempre che il Papa non decisa diversamente. Su questo punto era sorto nei giorni scorsi un interrogativo – poi risolto –  uno dei tanti casi emersi in questa densissima seconda settimana di Sinodo. Ecco gli snodi più significativi.Ci sarà la relazione finale?«Forse il documento finale non sarà votato. Forse sarà inutile». Lunedì era stata diffusa la voce secondo cui la cosiddetta Relatio finalis non sarebbe stata neppure presentata. Viste le posizioni inconciliabili (secondo alcuni), sarebbe stato più opportuno consegnare al Papa una “sintesi” delle varie posizioni e poi rimettersi al suo giudizio. Ci ha pensato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, a sgomberare il campo da ogni equivoco: «La relazione finale sarà presentata, discussa e approvata. Poi deciderà il Papa se renderla nota subito, attendere o trasformare il testo in una esortazione postsinodale».Il giallo della letteraAltro episodio che ha suscitato grande clamore, che ha fatto gridare alla “ribellione dei conservatori”, quello della lettera fantasma in cui alcuni porporati avrebbe chiesto al Papa chiarimenti sulla parte procedurale del Sinodo. Ma quanti hanno firmato? In tredici, sembra, ma quattro presunti firmatari il giorno dopo smentiscono. Si fanno i nomi di altri quattro porporati, ma arrivano nuove rettifiche. Alla fine pochissimi ammettono di aver firmato e il cardinale George Pell racconta di aver consegnato una lettera al Papa, pur con contenuti diversi rispetto a quelli diffusi. Ma non sarebbe altro che la trascrizione della mozione presentata pubblicamente in apertura dei lavori dallo stesso porporato e a cui il cardinale Baldisseri aveva dettagliatamente risposto. Una bufera mediatica sul nulla.Il primato dei contenutiMesse da parte le polemiche, si fanno strada finalmente i contenuti. Dalle relazioni dei Circoli minori relativi alla seconda parte dell’Instrumentum laboris emerge una Chiesa che intende davvero rinnovare l’impegno sulla famiglia, che chiede un maggior radicamento biblico del suo sforzo, che indica la necessità di un linguaggio più semplice, che spera nella diffusione di modelli di preghiera davvero familiari. Quando, dal pomeriggio di mercoledì e poi nei giorni successivi, prima nelle congregazioni generali poi nei gruppi linguistici, i padri sinodali cominciano ad affrontare i temi più complessi (preparazione al matrimonio, diverse tipologie di nozze in base alle tradizioni locali, divorziati risposati, accoglienza delle persone omosessuali), si comprende come, pur nell’estrema varietà delle posizioni, sia comunque possibile cogliere un denominatore comune. La volontà cioè di arrivare ad una linea comune che possa inaugurare una pastorale più attenta alle esigenze concrete delle famiglie dei nostri giorni. La parola finale nell’ultima settimana di cammino.
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