martedì 16 ottobre 2012
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Educazione dei laici e promozione della famiglia. È su questi due obiettivi che i Sinodo in corso in Vaticano sta focalizzando in particolare la sua attenzione. Pur– ovviamente – senza trascurare altri aspetti, in primis il dialogo interreligioso, che disegnano i contorni della sfida per la nuova evangelizzazione.In una giornata, quella di ieri, iniziata con una preghiera per il Mali, il Paese africano attraversato da crescenti violenze e nel cui nord sono attive milizie islamiste fondamentaliste, l’Assemblea sinodale ha iniziato a tirare le fila della prima settimana di lavori, che troveranno sintesi nella Relatio post disceptationem. In essa si rileva come il Primo mondo, e in particolare l’Europa, viva un tempo di «nuove forme di martirio, incruento ma sofferto», dove «l’intolleranza nei confronti dei cristiani è subdola, ma continua» e dove «Dio non è solo negato, ma proprio sconosciuto». Da qui l’accento particolare sulla formazione dei laici, chiamati a «fare rete» nelle diocesi – e per i quali si propone una «scuola di catechesi» per adulti, che sempre più abbandonano il ruolo di educatori – e sulla famiglia fondata sul matrimonio. Come infatti ha denunciato monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, «la deflagrazione della famiglia appare come il problema numero uno della società contemporanea, anche se pochi se ne rendono conto». Per questo, ha aggiunto, non solo va ribadito l’invito a porla al centro della politica, dell’economia e della cultura ma, da parte sua, «la Chiesa deve diventare sempre più "la famiglia delle famiglie", anche di quelle ferite».Altrettanto decisiva è, per il Sinodo, la sfida ecumenica, perché senza dubbio la divisione tra cristiani è il grande ostacolo della nuova evangelizzazione, e non è del tutto innocente riguardo alla scristianizzazione dell’Europa e alla sua attuale debolezza politica e culturale. Viceversa, più cooperazione e una strategia pastorale concordata non solo rappresenterebbe un baluardo contro la secolarizzazione, ma anche un segnale importante nei confronti dell’islam. Proprio legato a quest’ultimo aspetto, le migrazioni sono state indicate come un fenomeno che «mette in discussione anche le comunità di accoglienza, obbligandole non solo a rivedere le proposte di evangelizzazione, ma anche mettendo alla prova la fede stessa dei suoi membri». Per questo, secondo monsignor Antonio Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, se «la sfera della sofferenza e della solidarietà si presenta come uno spazio per il dialogo con il mondo e un ambito per la testimonianza della fede, dove la carità è strumento fondamentale per la nuova evangelizzazione», occorre però tener presente che «la sfida principale è di saper coniugare questi due aspetti inseparabili, evangelizzazione esplicita e promozione umana, evitando di ridurre la nostra azione a uno solo di essi, o di accontentarci di una semplice testimonianza silenziosa o di un’evangelizzazione implicita».Tutto questo perché la nuova evangelizzazione, come messo in evidenza in un briefing con la stampa di lingua inglese dal cardinale Timothy Dolan, presidente dei vescovi Usa, «ha a che fare con il rinnovamento spirituale e la conversione dei cuori», e allora «essere umili non è solo una strategia pastorale, ma il giusto atteggiamento». In proposito, Dolan ha ricordato il mea culpa per gli abusi sessuali dei preti sui bambini pronunciato in Irlanda dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, legato pontificio per il Congresso eucaristico internazionale: «Un gesto – ha detto – fatto genuinamente, che è stato molto bene accolto».La giornata di lavori s’è conclusa ieri con la proiezione del film Le campane d’Europa, coprodotto dal Centro Televisivo Vaticano con altre istituzioni: un viaggio della fede attraverso l’Europa con molte interviste inedite, tra cui una a Benedetto XVI. Nel video anche le testimonianze del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il patriarca di Mosca Kirill, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, il vescovo luterano Huber, Hans-Gert Poettering, già presidente del Parlamento Europeo, Alexander Adveev, già ministro della Cultura della Federazione Russa, e padre Xavier Dumortier, rettore della Pontificia Università Gregoriana.
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