mercoledì 17 ottobre 2012
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"Occorre essere uomini di fede per essere maestri di fede”. È quanto ha ricordato il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo ieri pomeriggio al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione (Vaticano, 7-28 ottobre). Parlando della situazione in Italia, il cardinale ha sottolineato “la presenza di 25.000 parrocchie” che “costituisce una rete di prossimità e un patrimonio da non disperdere”. L’arcivescovo ha indicato tra i diversi compiti “quello di fare con animo nuovo le cose di sempre, consapevoli cioè che la gente che incontriamo nelle nostre comunità spesso deve riscoprire la fede o scoprirla. Questa coscienza richiede ardore, generosità e fiducia, senza dimenticare che la presenza di tanti emigrati cristiani è una grazia che spesso edifica i credenti del nostro Paese”. Per il cardinale, “il nuovo slancio della pastorale territoriale si deve, poi, coniugare con la pastorale degli ambienti, realtà vastissima del vivere umano che forse dobbiamo guardare con maggiore attenzione (scuola, università, ospedali, sport, media)”. Infine, “la pastorale ordinaria e occasionale, territoriale e d’ambiente, con pazienza deve diventare una pastorale integrata con le molteplici aggregazioni laicali, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali”. “L’evangelizzazione - ha sottolineato il cardinale - ha un carattere profetico”. Per questo, ha spiegato, “il giudizio che a volte si legge, secondo cui nella Chiesa mancherebbe la profezia, è ingiustificato. Cristo deve essere annunciato per intero, nella sua Persona e nelle sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali. Senza, la fede resterebbe emotiva e irrilevante per la vita concreta”. Per il presidente della Cei, “se è evidente che alcune tendenze culturali sono contrarie al Vangelo, è anche vero che dalla parte del Vangelo c’è l’uomo. La cultura contemporanea, ad esempio, demonizza la categoria del 'limite’ perché è intesa come negazione della libertà individuale e dello slancio vitale. Tale pregiudizio stravolge l’etica, le relazioni, la famiglia, l’esperienza della malattia. Ma l’esperienza del limite - ontologico, morale, affettivo, psichico - è un grande alleato del Vangelo, poiché dice che l’uomo ha bisogno degli altri e, innanzitutto, dell’Altro che è Dio”. Questo “aver bisogno”, ha concluso il cardinale, “non è una debolezza ma un valore, perché spinge ad aprirsi nella reciprocità dell’Amore che non solo corrisponde ma salva”.
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