lunedì 13 giugno 2016
La festa di sant’Antonio è stata la “prima” del nuovo vescovo di Padova, Claudio Cipolla, che ha sottolineato l’aspetto della carità di Antonio.
A Padova aprire «cantieri di carità e giustizia»
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Lunghe file di pellegrini fin dall’alba. La tradizione che vede intrecciarsi fede e devozione si è ripetuta anche quest’anno: da tutto il mondo per rendere grazie o chiedere sostegno al “Santo”, quello dei miracoli, noto ovunque per le sue grazie innumerevoli, Antonio. Nella sua festa, il 13 giugno, Padova si è risvegliata con una parentesi di sole che ha facilitato l’afflusso delle decine di migliaia di persone che hanno affollato le undici messe della giornata di festa o che si sono accodate nel percorso giubilare passando davanti alla tomba e alle reliquie. «La porta santa è stata presa d’assalto in questi giorni» commenta il rettore della basilica padre Enzo Poiana, che ricorda come «sant’Antonio in quest’anno giubilare ha molto da dire sulla misericordia, l’unica via che permette agli uomini di realizzare quella concordia che è il frutto maturo dell’eucarestia che celebriamo». Pellegrini per Antonio e pellegrini per la misericordia, con la speranza, sottolineata dal delegato pontificio monsignor Giovanni Tonucci che la devozione non sia solo emotiva ma rappresenti «una crescita nel cammino della fede di cui sant’Antonio è un grande esempio».

Questa festa di sant’Antonio è stata anche la “prima” del nuovo vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, che ha voluto sottolineare l’aspetto della carità di Antonio e porre l’attenzione della città, dei fedeli e delle comunità cristiane sui poveri, ogni povero, senza dimenticare nessuno, non ultimi «gli impoveriti dalle banche locali e mondiali» e «gli umiliati dalla cattiva gestione dei poteri politici ed economici».

«Il Santo, i cristiani, le organizzazioni ecclesiali – ha ricordato monsignor Cipolla – non potranno mai separare l’espressione della loro fede dai poveri» e «i poveri devono sapere che la Chiesa, cioè la comunità dei credenti nel Vangelo, è per loro. Non butteremo via le risorse che ci sono state affidate, ma le useremo, anche rimettendoci, per i poveri». Nell’occasione della festa del patrono, il vescovo ha anche desiderato inviare un messaggio alla città, centrato proprio sul tema dei poveri. Richiamando la vocazione all’accoglienza e all’inclusione di Padova monsignor Cipolla ha voluto «dar voce al sogno di una Padova che, fedele al suo santo patrono, continui ad amare e a lasciarsi amare dai poveri, tutti i poveri! Quelli che sono nelle nostre case e non hanno il coraggio di manifestarsi, per dignità; quelli che sono di passaggio nella nostra città; quelli che a volte ci fanno paura; quelli che vengono da lontano con la speranza di ripartire o di rimanere a fare storia con noi». E se «Per i poveri bisogna fare sempre di più e sempre meglio!», forte della storia di Padova monsignor Cipolla ha voluto promuovere e lanciare, proprio nel giorno del patrono, un progetto che verrà a breve dettagliato. «Lo vorrei chiamare “Cantieri di carità e giustizia”» scrive, evocando in queste parole i nomi di monsignor Giovanni Nervo e mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini. Un percorso in tre tappe sul tema della povertà – passato, presente e futuro – «che si propone di individuare possibilità ancora inedite, opportunità e percorsi concreti e lungimiranti di emancipazione». Un invito alle comunità cristiane, a istituzioni e società civile che si riassume in una domanda: «possiamo immaginare e desiderare, ancora una volta insieme, il modo di stare accanto ai poveri, costruendo percorsi di accompagnamento, di prevenzione dell’impoverimento progressivo, di soccorso per chi sta scivolando nella disperazione?».
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