sabato 31 gennaio 2015
Il promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, ha tenuto la sua Relazione introduttiva all’Anno giudiziario 2015 del Vaticano: 6 arresti nel 2014, atti istruttori per reati contro i minori.
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Dopo la Messa del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, nell’Aula delle Udienze del Palazzo dei Tribunali, il promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, ha tenuto la sua Relazione introduttiva all’Anno giudiziario 2015 del Vaticano. Il servizio di Isabella Piro per la Radio Vaticana. Il bilancio dell’anno giudiziario che va dal primo ottobre 2013 al 30 settembre 2014, tracciato dall’avvocato Gian Piero Milano, si apre con un riferimento al Magistero di Papa Francesco su un tema di straordinaria attualità: l’inquietante incremento, nei repertori della giurisprudenza, della criminalità finanziaria e della corruzione. “Una vera e propria piaga”, sottolinea il promotore di Giustizia, che colpisce un bene inviolabile dell’individuo: la sua dignità umana. L’avv. Milano si sofferma, quindi, sul processo di riforme avviato da Benedetto XVI ed intensificato da Papa Francesco, ad esempio con l’istituzione del Consiglio e della Segreteria per l’Economia, o con il Motu proprio del luglio 2013 che sanziona alcuni reati commessi contro la sicurezza, gli interessi fondamentali o il patrimonio della Santa Sede e definisce significative innovazioni per l’ambito della giurisdizione dei Tribunali vaticani. Delitti contro minori: in corso atti istruttori e accertamenti informatici In questo quadro normativo, si inserisce l’iniziativa dell’Ufficio del promotore di Giustizia relativa ai delitti contro i minori perpetrati all’estero da un pubblico ufficiale della Santa Sede, investito di funzioni diplomatiche e rivestito della dignità arcivescovile. Una “fattispecie delicata e inedita”, sottolinea il promotore, sulla quale sono in corso atti istruttori e complessi accertamenti informatici che richiedono massima cautela e riservatezza e si ipotizza di attivare strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale. In questo caso, spiega il promotore, non si può parlare di sovrapposizione con le competenze della Congregazione per la Dottrina della fede, perché per il Tribunale si realizza la giurisdizione dello Stato, mentre per il Dicastero quella sullo status della persona interessata. Quindi, non c’è violazione del principio “ne bis in idem”, ovvero l’impossibilità di giudicare due volte una persona per il medesimo reato, e la Congregazione ha potuto procedere alla condanna, in prima istanza, alla pena della riduzione allo stato laicale, contro cui è stato presentato appello. Prevenzione e contrasto del reato di riciclaggio La Relazione cita, poi, la legge n. XVIII dell’8 ottobre 2013, in materia di trasparenza, vigilanza e informazione finanziaria, e il Comitato di sicurezza finanziaria istituito con Motu proprio dal Pontefice nell’agosto di due anni fa: esempi di una “dimensione operativa che sta dando risultati significativi”, soprattutto nella prevenzione e nel contrasto del riciclaggio. Il promotore di Giustizia menziona la condanna per truffa aggravata, con pena in prima istanza a quattro anni di reclusione, di un soggetto avente la gestione di beni ecclesiastici, caso per il quale si attende l’esito del processo di appello. Sempre in questo ambito, sono state cinque le segnalazioni di operazioni sospette giunte al promotore di Giustizia dall’Aif (Autorità di informazione finanziaria) per le quali si sono attuate appropriate norme ed avviate indagini. La legge n. XVIII, inoltre, ha introdotto “prescrizioni rigorose” sul trasporto transfrontaliero di denaro contante, tanto che nell’anno appena trascorso sono stati eseguiti controlli su oltre 4mila persone e 7mila veicoli in entrata o in uscita dal Vaticano. Criminalità “globalizzata”. Servono parametri uniformi per le rogatorie Strategica, ribadisce l’avv. Milano, è la cooperazione nel campo giudiziario, poiché oggi la criminalità “presenta sempre più i connotati della globalizzazione”, fenomeno al quale “non è estraneo lo Stato Vaticano”. Al riguardo, nell’anno giudiziario appena concluso, il Tribunale della Santa Sede ha ricevuto dieci richieste di rogatoria da autorità straniere, di cui otto dall’Italia. Sette sono state le rogatorie eseguite, tre quelle negate, di cui una italiana, perché la giurisdizione vaticana aveva già avviato procedimenti nei casi a cui esse si riferiscono. Per le rogatorie, inoltre, l’avv. Milano auspica “parametri informativi comuni ed uniformi”, cosa che non sembra avvenuta in un caso concreto. Ad aprile 2013, infatti, il promotore di Giustizia aveva chiesto alla giustizia italiana informazioni finanziare per un caso indagato in Vaticano, ma il materiale ottenuto era lacunoso e evidenziava modalità “improprie” di acquisizione di alcune prove. Auspicata l’introduzione di norme specifiche per il reato di usura Il promotore di Giustizia riferisce anche di “isolati tentativi”, neutralizzati sul nascere in Vaticano, in relazione al traffico internazionale di stupefacenti, ed auspica l’introduzione di una norma specifica per il reato di usura, attualmente non previsto dal Codice. Ulteriori riflessioni su eventuali modifiche normative vengono avanzate riguardo alle intercettazioni di comunicazioni, definite “strumento di indagine imprescindibile”, e all’attuazione più completa delle norme sul “giusto processo” adottate dal Consiglio d’Europa e dall’Onu. Sei arresti disposti nel corso dell’anno In ambito civile, l’avv. Milano si sofferma sulle questioni in materia di lavoro ed ipotizza di rendere obbligatorio il tentativo di conciliazione presso l’Ufficio del lavoro. Quindi, il promotore di Giustizia ringrazia il Corpo della Gendarmeria per alcune operazioni compiute nel 2014. Infine, qualche dato statistico: sei gli arresti disposti nel corso dell’anno; uno l’ordine di cattura emesso dal Tribunale; tre invece i decreti di citazione per il rinvio a giudizio.
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