venerdì 19 settembre 2014
​Il segretario di Stato Parolin in una intervista al Ctv (VEDI) illustra i temi al centro della prossima visita del Papa in Albania: famiglia, la ricostruzione della Chiesa dopo le persecuzioni, la trasmissione della fede ai giovani. IL PROGRAMMA
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Alla vigilia del viaggio di Papa Francesco in Albania, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha illustrato - in una intervista rilasciata al Centro Televisivo Vaticano - i principali temi al centro dell’evento. Primo fra tutti, dopo gli anni bui del regime, la capacità di Tirana di aver scelto la via del dialogo con un governo di unità nazionale tra islamici, ortodossi e cattolici. Il porporato risponde a di Barbara Castelli di Radio Vaticana.E’ possibile il dialogo, è possibile la cultura dell’incontro, sulla quale insiste tanto il Papa. E vorrei sottolineare il fatto che il Papa preferisce parlare attraverso esempi concreti, attraverso modelli. (…) Io credo che Papa Francesco ha scelto di andare in Albania per sottolineare che questo Paese, che sappiamo ha sperimentato difficoltà non piccole nel suo passato, ha scelto di non utilizzare mai la religione come motivo di scontro e di conflitto".
 Quale è l’incoraggiamento che la Santa Sede vuole offrire oggi all’Albania, che dallo scorso mese di giugno è ufficialmente candidata all’adesione nell’Unione Europea? Quali sono le questioni più impellenti alle quali dovrebbe dare una risposta? L’Albania esce da un lungo inverno di isolamento nei confronti degli altri Paesi e, quindi, la Santa Sede offre il suo incoraggiamento, offre il suo sostegno all’integrazione europea dell’Albania, ricordando anche il contributo specifico che l’Albania deve portare a questa integrazione. Possiamo ricordare il patrimonio spirituale, che è stato conservato nonostante gli anni della repressione religiosa, della persecuzione religiosa e che va custodito e vivificato. Possiamo ricordare, per esempio, il forte senso della famiglia che caratterizza la società albanese, proprio con questa sottolineatura che piace al Papa, quella dei giovani da una parte, che sono un po’ il futuro, e quella degli anziani dall’altra, che sono un po’ la memoria e che hanno un patrimonio di saggezza e di esperienza che deve essere valorizzato. Quindi, l’Albania, soltanto portando queste sue ricchezze e queste sue peculiari caratteristiche potrà contribuire in maniera efficace al progetto di integrazione europea. Un’altra questione cara a Papa Francesco, il tema della libertà religiosa, in un Paese – ha rimarcato sempre durante il volo da Seoul – dove in passato sono state distrutte 1820 chiese. Quale è la situazione oggi? La libertà religiosa è rispettata. In questo contesto la Chiesa ha avviato già da tempo la sua ricostruzione, anche se sarà una ricostruzione – diciamo – abbastanza lunga. E’ stata una persecuzione molto severa, molto dura, una vera devastazione: oltre all’aspetto delle chiese e alla distruzione di tutti i luoghi di culto, ricordiamo anche l’eliminazione di quasi tutto il personale religioso. Mi pare che prima dell’avvento del comunismo, c’erano circa 180-200 preti. Alla fine, nel 1990, ne sono rimasti solo 33. Questo per dire come c’è stata proprio una politica di eliminazione del personale religioso. Poi l’Albania ha ricominciato la sua ricostruzione e nel 2000 ci sono state le prime ordinazioni sacerdotali, ci sono stati anche molti giovani che hanno aderito alla vita religiosa, sia maschile sia femminile, e i laici stanno ritrovando un loro ruolo. Insomma c’è speranza. Anche qui, però, siamo vigili: speriamo che l’Albania non ceda a quell’onda di secolarizzazione che caratterizza un po’ tutto il continente europeo. Mi pare importante dire che un Paese dove Dio è stato eliminato, è stato cancellato per legge, deve insegnarci a vivere una vita sempre in rapporto con il Signore, senza lasciarsi tentare da una vita dove Dio viene messo da parte. Il Pontefice incontrerà anche i sacerdoti, le religiose e i religiosi, i seminaristi e i membri dei movimenti laicali. Quale è oggi la vita della Chiesa in Albania, quali i suoi tratti peculiari? Si tratta di una Chiesa giovane, con molti giovani e molte persone che si avvicinano alla fede; una Chiesa caratterizzata dalla nota del martirio, una testimonianza apprezzata da tutti perché è stata una testimonianza di perdono nei confronti dei persecutori. Una Chiesa caratterizzata anche da una fede semplice, soprattutto delle persone anziane, che hanno saputo preservarla e trasmetterla aldilà di questo periodo tormentato e travagliato della persecuzione; e una Chiesa anche missionaria, nel senso che ha ricevuto molti missionari. Soprattutto dopo la caduta del regime, vista la scomparsa quasi del clero locale, c’è stata una grande generosità da parte dei missionari di recarsi in Albania, di lavorare in Albania, tra questi anche i missionari italiani, che hanno dato uno dei contributi maggiori. Ecco queste – mi pare – sono le caratteristiche principali di questa Chiesa, che devono tradursi anche in un rinnovato impegno per continuare a crescere e a trasmettere la fede e a valorizzare tutte le sue componenti.
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