lunedì 20 ottobre 2014
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"Nel caso specifico delle violazioni e degli abusi commessi dal cosiddetto Stato islamico la Comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite e le strutture che si sono date per simili emergenze, dovrà agire per prevenire possibili e nuovi genocidi e per assistere i numerosi rifugiati". Lo ha detto il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, nel corso del Concistoro sul Medio Oriente svoltosi in Vaticano. Ecco, con le parole di Parolin, i principali punti del suo discorso, che ha fatto riferimento anche all'incontro con i nunzi apostolici del Medio Oriente tenutosi in Vaticano a inizio ottobre. Il diritto dei profughi al ritorno. "Il diritto dei profughi e degli sfollati a fare ritorno nel proprio Paese deve essere garantito tanto dalla Comunità internazionale quanto dagli Stati di cui essi sono cittadini". I cristiani non cerchino la protezione dei regimi. "I cristiani siano artefici di pace in Medio Oriente, senza cedere alla tentazione di cercare di farsi tutelare o proteggere dalle autorità politiche o militari di turno, per garantire la propria sopravvivenza". Favorire il dialogo interreligioso e interculturale. "I leaders religiosi ebrei, cristiani e musulmani, possono e devono svolgere un ruolo fondamentale per favorire sia il dialogo interreligioso e interculturale che l'educazione alla reciproca comprensione. Inoltre, essi devono denunciare chiaramente la strumentalizzazione della religione per giustificare la violenza". I leader musulmani sconfessino l'Isis. "Nel caso concreto del cosiddetto Stato Islamico una responsabilità particolare ricade sui leader musulmani non soltanto per sconfessarne la pretesa di denominarsi 'Stato Islamico' e di formare un califfato, ma anche per condannare più in genere l'uccisione dell'altro per ragioni religiose e ogni tipo di discriminazione". Fermare l'aggressore ingiusto, affrontando le cause: appoggi politici e commercio illegale di petrolio, armi e tecnologia. Nell'incontro con i nunzi apostolici del Medio Oriente di inizio ottobre, ha riferito Parolin, "si è ribadito che è lecito fermare l'aggressore ingiusto, sempre, però, nel rispetto del diritto internazionale, come ha affermato anche il Santo Padre. Tuttavia si è visto con chiarezza che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. Esso va affrontato più approfonditamente a partire delle cause che ne sono all'origine e vengono sfruttate dall'ideologia fondamentalista. Per quanto riguarda il cosiddetto Stato Islamico, va prestata attenzione anche alle fonti che sostengono le sue attività terroristiche attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia". Coinvolgere gli Stati della regione. "Sembra opportuno che gli Stati della Regione siano direttamente coinvolti, assieme al resto della Comunità internazionale, nelle azioni da intraprendere con la consapevolezza che non si tratta di proteggere l'una o l'altra comunità religiosa o l'uno o l'altro gruppo etnico, ma delle persone che sono parte dell'unica famiglia umana e i cui diritti fondamentali sono sistematicamente violati". L'Iran può aiutare. Nel corso dell'incontro con i nunzi apostolici del Medio Oriente di inizio ottobre "si è parlato anche del ruolo dell'Iran nella risoluzione della crisi in Siria e in Iraq e nella stessa lotta contro il cosiddetto Stato islamico". "Il coinvolgimento dell'Iran, la moltiplicazione e il miglioramento delle sue relazioni con la Comunità internazionale contribuiranno a favorire anche una soluzione soddisfacente alla questione nucleare".
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