giovedì 20 dicembre 2012
In un articolo pubblicato sul quotidiano londinese “Financial Times” Benedetto XVI ha affrontato diversi aspetti dell'impegno dei cristiani nella società. Per il Pontefice, i cristiani «combattono la povertà perchè riconoscono la dignità suprema di ogni essere umano, creato a immagine di Dio e destinato alla vita eterna».
Il testo integrale dell'articolo su “Financial Times”
COMMENTA E CONDIVIDI
Il coinvolgimento dei cristiani «nella politica e nell'economia dovrebbe trascendere ogni forma di ideologia»: lo scrive papa Benedetto XVI in un articolo dedicato al Natale pubblicato oggi sul Financial Times su richiesta del quotidiano della City londinese. «È nel Vangelo - ricorda papa Ratzinger - che i cristiani trovano ispirazione per la vita quotidiana e per il loro coinvolgimento negli affari del mondo. Sia che ciò avvenga nel Parlamento o nella Borsa. I cristiani non dovrebbero sfuggire il mondo; al contrario, dovrebbero impegnarsi in esso».Per il pontefice, i cristiani «combattono la povertà perchè riconoscono la dignità suprema di ogni essere umano, creato a immagine di Dio e destinato alla vita eterna», «operano per una condivisione equa delle risorse della terra perchè sono convinti che, quali amministratori della creazione di Dio, noi abbiamo il dovere di prendersi cura dei più deboli e dei più vulnerabili», «si oppongono all'avidità e allo sfruttamento nel convincimento che la generosità e un amore dimentico di sè, insegnati e vissuti da Gesù di Nazareth, sono la via che conduce alla pienezza della vita». "La fede cristiana nel destino trascendente di ogni essere umano - conclude il papa - implica l'urgenza del compito di promuovere la pace e la giustizia per tutti".Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio: è questo principio evangelico, secondo papa Benedetto XVI, che deve guidare l'impegno dei cattolici nella società. «È possibile una grande e fruttuosa collaborazione fra i cristiani e gli altri - scrive il pontefice in un articolo pubblicato sul Financial Times in occasione del Natale -. E tuttavia i cristiani danno a Cesare soltanto quello che è di Cesare, ma non ciò che appartiene a Dio».«Talvolta - ricorda papa Ratzinger - lungo la storia i cristiani non hanno potuto accondiscendere alle richieste fatte da Cesare. Dal culto dell'imperatore dell'antica Roma ai regimi totalitari del secolo appena trascorso, Cesare ha cercato di prendere il posto di Dio».«Quando i cristiani rifiutano di inchinarsi davanti ai falsi dèi proposti nei nostri tempi - conclude il pontefice - non è perchè hanno una visione antiquata del mondo. Al contrario, ciò avviene perchè sono liberi dai legami dell'ideologia e animati da una visione così nobile del destino umano, che non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare».  «Alla fine di un anno che ha significato privazioni economiche per molti, che cosa possiamo apprendere dall'umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della scena del presepe?». Per il pontefice, «la nascita di Cristo ci sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri valori, il nostro stesso modo di vivere. E mentre il Natale è senza dubbio un tempo di gioia grande, è anche un'occasione di profonda riflessione, anzi un esame di coscienza».Papa Ratzinger ricorda che «in Italia, molte scene di presepi sono adornate di rovine degli antichi edifici romani sullo sfondo. Ciò dimostra che la nascita del bambino Gesù segna la fine dell'antico ordine, il mondo pagano, nel quale le rivendicazioni di Cesare apparivano impossibili da sfidare». Gesù «porta speranza a tutti coloro che, come lui stesso, vivono ai margini della società. Porta speranza a quanti sono vulnerabili nelle mutevoli fortune di un mondo precario».​
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: