giovedì 24 maggio 2012
​L'abbandono di Dio è il "cuore" della "crisi che ferisce l'Europa", crisi  "spirituale e morale insieme". In molti Paesi di tradizione cristiana, "tanti battezzati hanno smarrito identità e appartenenza, non conoscono i contenuti della fede". Lo ha affermato il Papa nel suo incontro con i vescovi italiani riuniti in Vaticano per la loro 64.ma assemblea.
Il discorso integrale
Al popolo del deserto di Pierangelo Sequeri
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​L'abbandono di Dio è il "cuore" della "crisi che ferisce l'Europa", crisi  "spirituale e morale insieme". In molti Paesi di tradizione cristiana, "tanti battezzati hanno smarrito identità e appartenenza, non conoscono i contenuti della fede o pensano di poterla coltivare prescindendo dalla mediazione ecclesiale".Questo il quadro dipinto dal Papa nel suo incontro con i vescovi italiani riuniti in Vaticano per la loro 64.ma assemblea. Le assise, cominciate il 21 dopo la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, si concludono domani e sono intitolate "gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità". Papa Ratzinger ha fatto una diagnosi molto seria, accompagnata anche da una indicazione di cura: la Chiesa trovi nel concilio Vaticano II le "modalità" per rispondere alla crisi sociale ed ecclesiale, si focalizzi, puntando sui giovani, sulla formazione di adulti responsabili e maturi. Inoltre, grazie anche all'Anno della fede che comincerà in autunno, trovi "impulso" missionario in società in cui Dio è "per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato".In questo processo poi i vescovi devono aver presente che  "unico compito" degli uomini di Chiesa è "guidareall'incontro" con Dio, e che non si può "parlare di Dio" se non a "condizione" di essere uomini di Dio. Ai pastori Benedetto XVI indica anche uno stile di unione e collegialità, da assumere pure nei rapporti con le "istituzioni civili", con le quali avere "interlocuzione fruttuosa".Ricordando il discorso di Giovanni XXIII in apertura del Concilio, nei passaggi sul rapporto tra dottrina, tradizione e tempi nuovi, Benedetto XVI ha commentato che nel Concilio si possono individuare le "modalità" con cui la Chiesa può offrire una risposta significativa alle grandi trasformazioni sociali e culturali del nostro tempo, che hanno conseguenze visibili anche sulla dimensione religiosa". Il Papa ha quindi ribadito che il Concilio va interpretato in una ottica di "continuità e riforma" e non di "discontinuità e rottura", in mondo "dinamico e fedele".I tanti cattolici che hanno diminuito la "pratica religiosa" e la partecipazione alla messa e alla confessione, i tanti che "riducono il Regno di Dio ad alcuni grandi valori", i tanti europei che hanno "escluso Dio" dal proprio orizzonte, a giudizio del Papa devono interpellare Chiesa e vescovi: "non bastano nuovi metodi di annuncio o azione pastorale", serve un "nuovo rinnovato impulso" che punti all'"essenziale" della fede. Questo compito ampio ben si inserisce nella attenzione della Cei a formare adulti "maturi nella fede e testimoni di umanità, che si assumano anche "una responsabilità educativa nei confronti delle nuove generazioni".
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