mercoledì 1 ottobre 2014
Bergoglio ha rivolto parole commosse alla delegazione, composta da 37 persone: «A volte si arriva in porto e si trovano porte chiuse. Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore». Venerdì la commemorazione nell'isola a un anno dalla tragedia.
La visita del Papa nell'isola nel luglio 2013
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​Un incontro carico di commozione, quello che Papa Francesco ha avuto, in forma strettamente privata, con un gruppo di superstiti e familiari del naufragio di Lampedusa di un anno fa. "Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!", è una frase di Bergoglio riferita da padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, al termine dell'incontro, durato 30 minuti (tra le 16.30 e le 17) e svoltosi nell'Auletta della Sala Nervi. La tragedia è avvenuta il 3 ottobre 2013, vicino alle coste di Lampedusa ed erano morti 368 migranti. La delegazione - ha spiegato il direttore della Sala stampa vaticana - era composta di 37 persone, tutti eritrei (oltre 20 superstiti e alcuni familiari), provenienti da diversi Paesi europei ( Germania, Svezia, Norvegia, Danimarca) dove hanno trovato accoglienza, spesso a casa di familiari che già si trovavano lì. Pochi mesi prima, all'inizio del luglio 2013 il Papa era andato in visita nell'isola proprio per ricordare tutti i migranti morti in mare durante la traversata della speranza (LEGGI). Altri superstiti sono in arrivo in Italia per unirsi alla delegazione in occasione delle commemorazioni previste venerdì a Lampedusa. Uno dei rifugiati ha rivolto al Papa alcune parole in inglese, chiedendo appoggio e sostegno, ad esempio per il riconoscimento delle salme che in certi casi non si è ancora potuto raggiungere. "Tanti di noi non sanno dove siano sepolti i propri cari. Certamente in una di quelle tombe che sono state concesse ai nostri morti dai siciliani, ma non sappiamo dove andarli a piangere". Un altro ha rivolto al Pontefice alcune parole nella sua lingua, una giovane ha ringraziato il Papa per le diverse forme di appoggio e aiuto per i migranti e i rifugiati. 

Papa Bergoglio ha rivolto ai presenti in italiano alcune parole commosse: "Sento cose che non si possono dire perché non si trovano le parole per dirle. Tutto quello che avete sofferto si contempla nel silenzio, si piange e si cerca il modo di essere vicini". E ancora: "A volte quando sembra di essere arrivati al porto ci sono cose durissime. Si trovano porte chiuse e non si sa dove andare. Ma ci sono molte persone che hanno il cuore aperto per voi. La porta del cuore è la più importante in questi momenti. Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!".Al Papa è stata offerta in dono una scultura in ferro, raffigurante una bottiglia nel mare che al suo interno racchiude una famiglia, immagine simbolo della giornata di commemorazione, il cui slogan è "Proteggere le persone, non i confini". Al termine il Papa ha salutato personalmente ognuno dei presenti.

La delegazione era stata organizzata dal "Comitato 3 ottobre", presieduto da Tareke Brhane, ed era accompagnata da monsignor Konrad Krajewski, Elemosiniere pontificio, e da padre Giovanni Lamanna, già Presidente del Centro Astalli.  In questi giorni è stata presentata una proposta di legge perché il 3 ottobre sia riconosciuto come "Giornata in ricordo delle vittime del mare". Alcuni dei presenti hanno anche potuto compiere in questa occasione i test predisposti dalle autorità italiane competenti per il riconoscimento di alcune delle salme non ancora identificate. Un'immagine della barca del naufragio

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