sabato 3 novembre 2012
​Lo ha detto il Papa nella omelia della messa che ha celebrato in San Pietro per i cardinali e vescovi defunti nell'anno. «La morte - ha aggiunto - apre alla vita, a quella eterna, che non è un infinito doppione del tempo presente, ma qualcosa di completamente nuovo».
Il testo dell'omelia
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Benedetto XVI in preghiera davanti alle tombe dei Papi
La morte non è tutto (e non è il niente) di Michele Giulio Masciarelli
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"L'essere umano di ogni epoca cerca uno spiraglio di luce che faccia sperare, che parli ancora di vita, e anche la visita alle tombe esprime questo desiderio. Ma come rispondiamo noi cristiani alla questione della morte? Rispondiamo con la fede in Dio, con uno sguardo di solida speranza che si fonda sulla Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Allora la morte apre alla vita, a quella eterna, che non è un infinito doppione del tempo presente, ma qualcosa di completamente nuovo". Queste le parole di Benedetto XVI pronunciate nell'omelia della messa, celebrata questa mattina nella Basilica Vaticana, in suffragio dei cardinali e dei vescovi morti nel corso dell'ultimo anno. "La fede - ha proseguito il Papa - ci dice che la vera immortalità alla quale aspiriamo non è un'idea, un concetto, ma una relazione di comunione piena con il Dio vivente: è lo stare nelle sue mani, nel suo amore, e diventare in Lui una cosa sola con tutti i fratelli e le sorelle che Egli ha creato e redento, con l'intera creazione. La nostra speranza allora riposa sull'amore di Dio che risplende nella Croce di Cristo e che fa risuonare nel cuore le parole di Gesù al buon ladrone: 'Oggi con me sarai nel paradiso' (Lc 23,43). Questa è la vita giunta alla sua pienezza: quella in Dio; una vita che noi ora possiamo soltanto intravedere come si scorge il cielo sereno attraverso la nebbia".
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