domenica 18 gennaio 2015
Sette milioni di fedeli a Manila per la Messa conclusiva al Rizal Park, sotto la pioggia. Il riferimento al gioco d'azzardo e all'alcol. "Ogni vita è un dono di Dio. E la famiglia va protetta dagli attacchi insidiosi". Prima l'incontro con i giovani: piangiamo per i bambini abusati. (Mimmo Muolo, inviato) FOTO | TESTI | PROGRAMMA 
La preghiera del Pontefice 
EDITORIALE Nel cuore del popolo. La vera condivisione di Stefania Flasca
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E adesso la festa della visita di Papa Francesco a Manila è completa. Una festa - preceduta da un toccante incontro in nunziatura con il padre della giovane morta durante la Messa di sabato a Tacloban - che neanche la pioggia scrosciante (fortunatamente attenuatasi fino a terminare durante la Messa) ha potuto rovinare. Sette milioni di fedeli per le strade della capitale, il cui epicentro è l'altare papale nel Rizal Park, già scenario della storica Messa di vent'anni fa con Giovanni Paolo II. Il quale si sarà sicuramente "affacciato alla finestra del cielo" (per usare la celebre immagine dell'allora cardinale Raztinger ai suoi funerali) onde godere dello spettacolo davvero unico della fede di un popolo gentile, sorridente, straordinario pure nella pazienza con cui ha retto al maltempo, anche se segnato dalla povertà e da tanti problemi sociali. Quei problemi - ha detto il Papa nell'omelia totalmente letta in inglese - sono frutto del peccato con cui l'uomo "ha distrutto l'unità e la bellezza della nostra famiglia umana, creando strutture sociali che hanno reso permanente la povertà, l'ignoranza e la corruzione". E il peccato più grande, ha aggiunto a braccio, "è dimenticare di essere figli di Dio". Dietro il peccato, ha avvertito Francesco, c'è il diavolo, "padre della menzogna". "Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l'apparenza della sofisticazione, il fascino di essere 'moderni', di essere 'come tutti gli altri'. Egli ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d'azzardo e nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi. Trascuriamo di rimanere centrati sulle cose che realmente contano". E tra le cose che contano, il Papa (che per difendersi dalla pioggia ha di nuovo indossato l'impermeabile giallo) ha messo al primo posto l'insegnamento del Santo Nino, cioè di Gesù Bambino, cui i filippini sono tanto devoti e di cui in questa domenica nell'arcipelago si celebra la festa. Moltissime le statuette portate dai fedeli alla Messa, ad imitazione dell'originale custodito a Cebu e che secondo la tradizione sarebbe giunto nelle Filippine con lo stesso Ferdinando Magellano. 

"Il Cristo Bambino è il protettore di questo grande Paese", ha detto il Papa. "Egli ci ricorda l'importanza di proteggere le nostre famiglie e quella più grande famiglia che è la Chiesa". Oggi, ha aggiunto il Pontefice, "purtroppo la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quanto noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e bello". Anche i giovani hanno bisogno di essere protetti, guidati e incoraggiati, in modo che possano costruire una società degna del suo grande patrimonio spirituale e culturale. "In modo specifico, abbiamo bisogno di vedere ogni bambino come un dono da accogliere, da amare e da proteggere. E dobbiamo prenderci cura dei giovani, non permettendo che siano derubati della speranza e condannati a vivere sulla strada". Al termine il Papa, che lunedì mattina ripartirà per Roma, ha compiuto un altro largo giro in papamobile tra la folla. E la festa è proseguita a lungo.

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