venerdì 7 marzo 2014

​Primo venerdì di Quaresima. Francesco: «Il digiuno più difficile? quello che si china sull'uomo ferito».
Il discorso al clero romano
 Ai giovani della Calabria: testimoniate la speranza
 La cura essenziale di Riccardo Maccioni

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Sciogliere le catene inique. Rimandare liberi gli oppressi. Ma anche "dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri senza tetto", "vestire uno che vedi nudo". Questo, per papa Francesco, è il digiuno che vuole il Signore. "Digiuno che si preoccupa della vita del fratello, che non si vergogna della carne del fratello". Il primo venerdì di Quaresima, giorno in cui i cattolici sono tenuti all'astinenza, Papa Francesco ha ricordato che già il Profeta Isaia aveva descritto con chiarezza quale fosse il digiuno secondo la visione di Dio.Secondo Francesco, "il nostro atto di santità più grande è proprio nella carne del fratello e nella carne di Gesù Cristo. L'atto di santità di oggi, nostro, qui, nell'altare, non è un digiuno ipocrita: è non vergognarci della carne di Cristo che viene oggi qui! È il mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. È andare a dividere il pane con l'affamato, a curare gli ammalati, gli anziani, quelli che non possono darci niente in contraccambio: quello è non vergognarsi della carne!". Questo significa che il "digiuno più difficile", ha affermato Bergoglio, è "il digiuno della bontà", cioè "il digiuno di cui è capace il Buon Samaritano, che si china sull'uomo ferito, e non è quello del sacerdote, che guarda lo stesso sventurato ma tira diritto, forse per timore di contaminarsi". E dunque, ha sintetizzato il Papa, "questa è la proposta della Chiesa oggi: io mi vergogno della carne di mio fratello, di mia sorella?". "Quando io do l'elemosina, lascio cadere la moneta senza toccare la mano? E se per caso la tocco, faccio così, subito? Quando io do un'elemosina, guardo negli occhi di mio fratello, di mia sorella? Quando io so che una persona è ammalata, vado a trovarla? La saluto con tenerezza?", ha domandato Francesco ai fedeli della parrocchia romana ammessi questa mattina alla celebrazione di Santa Marta. "C'è un segno - ha suggerito loro - che forse ci aiuterà, è una domanda: so carezzare gli ammalati, gli anziani, i bambini o ho perso il senso della carezza? Non vergognarsi della carne di nostro fratello: è la nostra carne! Come noi facciamo con questo fratello, con questa sorella, saremo giudicati". I farisei, ha concluso, "questi ipocriti non sapevano carezzare! Se ne erano dimenticati".
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