sabato 23 novembre 2013
​Ricevendo gli operatori sanitari il Pontefice ha ribadito la necessità di non lasciare soli i familiari: «Quante volte i silenzi che circondano le persone assistite diventano torture». E ha ricordato che anche in presenza di malattie degenerative la mente e il cuore «non interrompono il dialogo e la relazione con Dio». IL TESTO
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Ai malati deve essere garantita piena dignità, altrimenti si rischia di riservare loro una "semplice e fredda tutela fisica". Lo ha detto papa Francesco ricevendo nell'Aula Paolo VI i partecipanti alla XXVIII Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Erano presenti molti malati in sedia a rotelle, con i quali il Papa si è fermato per un saluto."Oggi più che mai - ha detto il Papa - la Chiesa deve dare esempio a tutta la società del fatto che le persone anziane, malgrado gli inevitabili acciacchi, a volte anche seri, sono sempre importanti, anzi, indispensabili. Esse portano con sé la memoria e la saggezza della vita e trasmettono a pieno titolo della missione della Chiesa. Ricordiamo che la vita umana conserva sempre il suo valore agli occhi di Dio, al di là di ogni visione discriminante".Nel tempo in cui viviamo il prolungamento delle aspettative di vita, ha ricordato il Pontefice, "comporta che un numero crescente di persone va incontro a patologie neurodegenerative, spesso accompagnate da un deterioramento delle cacacità cognitive". Ecco perchè "è importante - ha ammonito - il supporto di aiuti e di servizi adeguati, volti al rispetto della dignità, dell'identità, dei bisogni della persona assistita, ma anche di coloro che la assitono, familiari e operatori professionali. Ciò è possibile solo in un contesto di fiducia e nell'ambito di una relazione vicendevolmente rispettosa. Così vissuta, quella della cura diventa una esperienza molto ricca sia professionalmente sia umanamente; in caso contrario diventa molto più simile alla semplice e fredda 'tutela fisica'". Il Papa ha indicato una "ricetta": "Si rende necessario impegnarsi - ha detto - per un'assistenza che, accanto al tradizionale modello biomedico, si arricchisca di spazi di dignità e di libertà, lontani dalle chiusure e dai silenzi, che troppo spesso circondano le persone in ambito assistenziale. Quante volte - ha aggiunto a braccio - questi silenzi diventano torture".Quella religiosa e spirituale, ha osservato il Pontefice, "è una dimensione che rimane vitale anche quando le capacità congitive sono ridotte o perdute". Anche in presenza di malattie degenerative la mente e il cuore dei malati "non interrompono il dialogo e la relazione con Dio".​
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