sabato 11 luglio 2015
​Divorziati risposati, la riflessione del prefetto della Congregazione per i vescovi. DOSSIER SINODO | La Relazione del Sinodo (18/10/2014) | Il saluto del Papa(18/10/2014) | L’Instrumentum laboris (23/6/2015) | L'analisi di Kasper
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«La misericordia di Dio può ripristinare la comunione spirituale nelle anime pentite pur mantenendo un limite alla comunione sacramentale, poiché essa si adatta alla debolezza dei peccatori senza tuttavia favorire questa debolezza alle spese della fedeltà degli altri membri del popolo di Dio». Per i divorziati risposati la comunione spirituale, o comunione di desiderio, è quindi pratica non solo consigliabile, ma auspicabile. E la pastorale «deve sondare più a fondo la via della comunione spirituale ponendo in chiaro il suo stretto rapporto con la comunione eucaristica e con la comunione ecclesiale». Lo scrive il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, in due ampi contributi inediti preparati per "Avvenire" che qui linkiamo integralmente. L'analisi del cardinale teologo – dal 1996 al 2002 è stato ordinario di teologia dogmatica alla Pontificia Università Lateranese – a proposito della comunione spirituale per i divorziati risposati si articola in due riflessioni. Nel primo testo, "Comunione spirituale e comunione sacramentale: unità e distinzione", esamina ciò che la tradizione biblica, patristica e teologica ha detto a proposito della differenza tra comunione spirituale e comunione sacramentale, soffermandosi in particolare su san Paolo, sant'Agostino, san Tommaso. E poi sintetizzando quanto ribadito dal concilio di Trento. Nel secondo, "Se la comunione spirituale è possibile per i divorziati risposati, allora perché no la comunione sacramentale?", spiega le ragioni per cui è giusto, a suo parere, che la Chiesa continui a chiedere «ai divorziati risposati di astenersi dal comunicarsi sacramentalmente, invitandoli però a praticare la comunione in voto, la comunione spirituale». Il problema dell'opportunità di continuare a consigliare ai divorziati in nuova unione che – secondo quanto affermato dal magistero della Chiesa non possono accostarsi all'Eucarestia – la pratica della comunione spirituale era stato sollevato nel dibattito sinodale lo scorso ottobre. Il tema era stato poi ripreso nella Relatio Synodi dell'assemblea straordinaria (18/10/2014) e poi nell'Instrumentum laboris, pubblicato il 23 giugno scorso in vista dell'assemblea ordinaria del prossimo ottobre. Ora Ouellet riprende il filo del discorso, sviluppando la sua tesi su tre linee. Spiega innanzi tutto il valore della comunione spirituale che in nessun caso può essere considerata Eucarestia di "serie B". Anzi, comunione sacramentale e spirituale sono profondamente connesse. Riprendendo san Tommaso, il cardinale spiega che «ci sono un modo perfetto e un modo imperfetto di comunicarsi: il modo perfetto identifica comunione sacramentale e spirituale, dove la prima nutre la seconda; il modo imperfetto è sia quello della comunione sacramentale senza l’effetto spirituale in mancanza di disposizioni, sia ancora la comunione spirituale di desiderio senza la comunione sacramentale a motivo d’un qualsiasi impedimento». Il secondo punto affrontato riguarda il motivo per cui la Chiesa chiede ai divorziati risposati di astenersi dalla comunione sacramentale: «Poiché il matrimonio sacramentale è "segno efficace, sacramento dell'alleanza di Cristo con la Chiesa", laddove l'alleanza coniugale è rotta, il rispetto dell'Alleanza con Cristo impone l'astensione dalla comunione sacramentale». Infine l'importante sottolineatura pastorale che si china sulla sofferenza delle persone, spiegando che in ogni caso «la misericordia divina oltrepassa l’ordine sacramentale e opera nei cuori ben aldilà degli ostacoli» che gli uomini possono scorgere. Per ritrovare la grazia di Dio, prima dell’assoluzione dei peccati e della grazia eucaristica, serve infatti «il pentimento sincero e un cammino di conversione che hanno un effetto giustificatore anche quando le condizioni oggettive delle persone non possono essere modificate». Da qui la conclusione aperta alla speranza: «Anche quelli e quelle che vivono in una situazione irregolare possono sperimentare la divina misericordia in un quadro sacramentale appropriato che sia rispettoso del mistero dell'Alleanza: "Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno" (Sal 85, 11).
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