lunedì 6 luglio 2015
Non si va in vacanza, ma si vive la pienezza della gioia e dell’accoglienza Viaggio nell’estate animata di migliaia di adolescenti a servizio dei più piccoli Don Pascolini (Foi): cuore pulsante di tutto l’anno Don Marelli (Fom): è un un avamposto di integrazione
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L’oratorio non va in vacanza, ma vive la pienezza dell’incontro, del servizio e dell’accoglienza anche nei mesi estivi: quasi mezzo milione di ragazzi, proprio in queste settimane, stanno vivendo i giorni dell’oratorio estivo in Lombardia, più di due milioni sono i bambini che stanno partecipando al Grest in tutta Italia. Vicino a loro 350mila tra animatori ed educatori volontari, in quella è «una vera e propria esplosione di numeri, colori, entusiasmo e gioia». Così definisce l’esperienza oratoriana don Riccardo Pascolini, presidente del Forum oratori italiani (Foi), che ci tiene però a ricordare che l’oratorio estivo non è «un evento fine a se stesso o calato dall’alto», ma al contrario «è il cuore pulsante dell’attività ordinaria dell’oratorio e del cammino pastorale, è esperienza significativa nella vita degli animatori ma anche dei bambini».«Dopo la scuola e lo sport, l’oratorio è la prassi educativa più diffusa in Lombardia. Ma il valore non è soltanto quantitativo, bensì qualitativo, perché quello dei nostri oratori è un sistema educativo ricco, completo e soprattutto aperto, perché permette di favorire il protagonismo dei ragazzi» aggiunge don Samuele Marelli, responsabile della Fondazione diocesana oratori milanesi (Fom) e del coordinamento regionale delle pastorali giovanili delle dieci diocesi lombarde (Odielle).Tantissime sono le famiglie che oggi si affidano agli oratori: segno di una fiducia senza confini, da Nord a Sud, ma anche di un legame tra famiglia e oratorio che assume ancora più importanza laddove la famiglia conferma il suo ruolo primario educativo e l’oratorio diventa segno di continuità in questa missione educativa, divenendo una seconda famiglia per i bambini e per gli stessi genitori. «Vogliamo continuare a puntare e scommettere su questo legame – conferma il presidente del Foi che raccoglie in tutta Italia oltre 6mila oratori –, affinché i nostri oratori assumano sempre più i contorni di “casa accogliente”».Secondo i dati della ricerca relativa agli oratori in Lombardia (“L’oratorio oggi”, editore Odl, 2015), nel 77% degli oltre 2.300 oratori lombardi sono previsti percorsi di formazione per educatori e volontari, che riescono a garantire alle famiglie la validità di un’esperienza di crescita basata sulla sperimentazione della relazione con gli altri. E l’altro, oggi, è anche il ragazzo straniero. «Don Bosco andava in strada per cercare i più lontani, i più in difficoltà – ha sottolineato don Pascolini –: lo stesso siamo chiamati a fare anche noi in questa prospettiva di apertura verso l’altro». Gli oratori, per loro natura, sono sempre stati luoghi di prossimità e di accoglienza: oggi condivisione significa anche scambio interculturale e interreligioso. Questo perché i ragazzi stranieri che oggi frequentano gli oratori lombardi sono diventati l’11% del totale, tra loro ci sono cattolici, tantissimi cristiani di altre confessioni e anche ragazzi di altre religioni. Riflettono il cambiamento in corso e la trasformazione in una società plurale nella quale l’oratorio ha assunto un ruolo sempre più importante, quale «avamposto di integrazione - ha aggiunto don Marelli -, capace di accogliere fino in fondo, facendo vedere che sono le differenze stesse ad arricchire il dialogo».In attesa del censimento a livello nazionale – che da ottobre, vedrà il Forum oratori italiani impegnato a verificare in modo scientifico, quella che don Pascolini chiama una “ricetta” sempre attuale, fatta di accoglienza, condivisione, apertura e soprattutto gioia –, oggi «come ci ha detto papa Francesco il 21 giugno scorso a Torino – ha concluso il presidente del Foi – non dobbiamo mai dimenticare la gioia. E con questa gioia cercare ed amare Gesù, per lasciarsi incontrare da Lui, nel quotidiano, a partire dall’oratorio».
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