venerdì 23 maggio 2014
​Il Comitato contro la Tortura dell'Onu riconosce l'impegno per le riforme e per prevenire abusi. CHIESA E PEDOFILIA, VAI AL DOSSIER | LA RISPOSTA DELLA CHIESA
Mons. Tomasi: riconosciuto l'impegno della Santa Sede (Radio Vaticana)
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Il Comitato Onu contro la tortura riconosce ora che «la Santa Sede, le diocesi cattoliche e gli ordini religiosi hanno messo in campo importanti sforzi per la prevenzione degli abusi sessuali contro i minori e le altre persone». A rendere noto il riconoscimento del Comitato, che con le suo "osservazioni" nei mesi scorsi aveva accusato la Santa Sede di varie violazioni in questo campo, è stato ieri lo stesso Vaticano, dopo la pubblicazione delle conclusioni del Comitato stesso sul “Rapporto Iniziale” della Santa Sede sulla Convenzione contro la Tortura (Cat), presentato il 5 e 6 maggio da una delegazione vaticana. In sostanza si da atto dei «risultati molti positivi» degli sforzi compiuti dalla Santa Sede per conformarsi alla Convenzione, come rileva in un’intervista alla Radio vaticana monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso gli Uffici Onu di Ginevra. Anche se, nelle stesse conclusioni, «non mancano rilievi» in riferimento alla questione degli abusi su minori da parte di esponenti del clero. Tra l’altro, osserva ancora Tomasi, pur riconoscendo che la Convenzione si applica allo Stato della Città del Vaticano, le osservazioni conclusive ancora «danno l’impressione che tutti i sacerdoti del mondo siano considerati dipendenti della Santa Sede, cosa che non è accettabile».Quel che viene messo in risalto, afferma il presule, è che «in questi ultimi anni è stato fatto un lavoro capillare non solo per applicare i principi della Convenzione contro la tortura, ma anche per prevenire la questione degli abusi sessuali sui minori. Il Comitato ha mostrato apprezzamento per il dialogo costruttivo che la delegazione ha avuto con gli esperti di questa Commissione e ha una parola di apprezzamento anche per quanto ha fatto e detto Papa Francesco in difesa dei diritti umani. In sostanza, direi che questo Rapporto, a differenza – per esempio – di quello del gennaio scorso riguardo alla Convenzione sui diritti dei bambini, è un rapporto più professionale e più giuridico».Quanto alle critiche ancora presenti, Tomasi osserva che esse si riferiscono «in parte a stili di procedere che sono relegati al passato, a delle richieste di ulteriori informazioni, che la Santa Sede prenderà in seria considerazione e alle quali cercherà di rispondere per il prossimo appuntamento». Per esempio, specifica al riguardo, «il fatto che la Commissione chiede che ci sia una totale indipendenza da parte di coloro che sono responsabili di investigare su accuse di pedofilia è un’osservazione che certamente verrà presa in seria considerazione».In generale, conclude Tomasi, l’impegno contro gli abusi vuole essere sempre più forte: «C’è una nuova cultura all’interno della Chiesa, anche e non solo da parte delle autorità, ma nel sentire comune, di fare tutto il possibile per rispondere al danno che è stato fatto, per prevenire in modo che non venga ripetuto e mettere alle nostre spalle questo capitolo triste, che è il comportamento di alcune persone legate alla Chiesa, e puntare invece su un rinnovamento del servizio pastorale e dell’evangelizzazione, in modo che ci sia una più chiara fedeltà al messaggio del Vangelo».Tra le altre richieste del Comitato Onu, c’è quella di garantire indagini «immediate e imparziali» sull’arcivescovo Jozef Wesolowski, rimosso l’estate scorsa dall’incarico di nunzio nella Repubblica Dominicana, in merito alle accuse di abusi sessuali su minori.
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