lunedì 5 maggio 2014
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L'omelia dell'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, in occasione della convocazione diocesana delle famiglie. Care Famiglie Cari Amici 1. Convocazione e appello Benvenuti a questa Convocazione, e grazie per la preparazione che avete fatto nelle vostre Parrocchie e nelle altre comunità ecclesiali, insieme a tanta gente che qui rappresentate e ai vostri Sacerdoti che saluto con affetto. Stiamo vivendo il Biennio della Famiglia, patrimonio universale, cellula vitale e pilastro della società. Essa garantisce l’avvenire del mondo. Su questa permanente comunità d’amore il tessuto sociale può contare per la propria stabilità; da questo grembo aperto alla vita, infatti, l’umanità può guardare con fiducia al suo futuro; in questa prima palestra di virtù e di relazioni si formano nuovi cittadini e nuovi cristiani. Per tali motivi, vedere un papà e una mamma con i loro figli, apre il cuore alla gioia. Veramente la famiglia è per il mondo dono e speranza. Quanto eroismo umile e quotidiano vive in voi! A voi, alla fedeltà del vostro amore, allo spirito di sacrificio, alla dedizione ai vostri figli - tanto più se portatori di disabilità - ai vostri anziani e malati, noi vogliamo rendere onore. E’ la comunità cristiana di Genova – speriamo l’intera Città – che vi guarda con ammirazione e gratitudine! Vorremmo – e questo chiediamo a gran voce – che foste più apprezzati nel panorama dell’opinione pubblica, che non fosse silenziata la voce della vostra bellezza; che la società vi fosse riconoscente senza farsi distrarre da voci diverse, insistenti e organizzate. Chiediamo che i responsabili della cosa pubblica – a tutti i livelli – siano adempienti al dovere di sostenere, difendere e promuovere questo istituto insostituibile per il bene comune. 2. “Maschio e femmina li creò” I tempi registrano difficoltà culturali e sociali non piccole, tanto che la tenuta della realtà familiare, della sua unità e armonia, appare alquanto problematica con gravi conseguenze sui figli. Ma, cari Amici, non dobbiamo fare come i discepoli sulla via di Emmaus: essi discutevano come uomini tristi e delusi. Non possiamo fare così! Come accadde a loro, anche noi non vedremmo il Signore che ci è accanto e che cammina con noi. Non vogliamo lamentarci dei tempi, ma abbracciare il nostro tempo: amarlo con le sue luci e ombre. Vogliamo conoscerlo sempre meglio per servirlo nella verità e nell’amore, su strade antiche e nuove. Ecco il senso di questo biennio pastorale: testimoniare la bella notizia del matrimonio e della famiglia. Non è una testimonianza solamente cristiana, ma anche umana: la famiglia, infatti, nasce dal disegno della creazione, quando Dio crea l’uomo a sua immagine: “maschio e femmina li creò”. E’ la vocazione all’amore che fa della creatura l’immagine di Dio, non la solitudine. Solo la roccia dell’amore totale - e quindi irrevocabile tra uomo e donna – è capace di fondare una società che sia casa abitabile per tutti. Sarà poi la redenzione operata da Cristo che farà del matrimonio naturale un sacramento, segno visibile dell’amore di Dio per il mondo. In questo orizzonte, la famiglia appare per ciò che è: comunione d’amore, santuario della vita, chiesa domestica. Ma le famiglie non devono rimanere sole: la Chiesa deve sempre più aprirsi alle famiglie e le famiglie devono aprirsi alla Chiesa. Perciò la comunità ecclesiale ha la responsabilità di offrire sostegni, stimoli, luoghi e alimento spirituale che fortifichi la coesione familiare, soprattutto nelle prove e nei momenti difficili. Nessuno deve sentirsi escluso o guardato con severità arcigna: la Chiesa è casa per tutti nella verità oggettiva delle diverse situazioni. E vuole stare vicina a tutti, sostenere e incoraggiare tutti con la sua missione di maestra e di madre. Quante coppie, nella fatica di accettarsi sempre di nuovo ogni giorno, vivendo il loro “sì” iniziale, si sono ritrovate in un amore più forte e gioioso! Dalla loro testimonianza giunge a noi un’onda di gioia, una gioia maturata anche nella sofferenza. In questo senso, ritorna doveroso il ruolo delle Parrocchie, così come delle diverse associazioni e istituzioni ecclesiali: esse sono la mano vicina della Chiesa per il sostegno e l’accompagnamento umano e cristiano. 3. La grazia dei figli E come non dire una parola sul frutto più bello e desiderato del vostro amore, i figli? Ogni bambino che nasce reca il sorriso di Dio e ci invita a riconoscere che la vita è dono da accogliere e da custodire con cura, sempre e comunque. Perché, invece, pensando a Genova, dobbiamo registrare un triste primato di denatalità? Che cosa spinge ad essere reticenti alla vita? Genova si vuole forse congedare dalla vita? Vuole forse rinunciare al futuro? Certamente, le politiche non sostengono la natalità e quindi non incoraggiano ad allargare la famiglia, a diventare focolare di generazioni: non solo i genitori e i figli, ma anche i nonni laddove vi è la grazia di averli. La loro presenza è per tutti, in particolare per i nipoti, un dono di sapienza umana e religiosa, di incoraggiamento e di sostegno. Non finiremo mai di ringraziarli. Care famiglie, non dovete avere timore a reclamare a voce alta e unita i vostri diritti: con il matrimonio avete assunto dei doveri verso la società, ma avete anche acquisito dei diritti. E i patti vanno rispettati! Alzate compatti la voce per dire “sì” alla famiglia e “no” a ciò che la disgrega! Rendere meno difficile e gravoso la formazione di una famiglia, la generazione e l’educazione dei figli; favorire l’occupazione giovanile; contenere il costo degli alloggi; aumentare il numero delle scuole materne e degli asili nido…queste – ed altre ancora – sono richieste da fare alle Autorità responsabili con fermezza, rispetto, insistenza. Sono queste le vere necessità a cui dare risposte immediate e concrete. 4. La sfida educativa La famiglia è anche palestra di umanesimo e di fede. Grandissima missione davanti alla quale molti papà e mamme sembrano intimoriti, quasi spaesati: è ancora possibile educare in un clima culturale e sociale che sembra aver perso l’orientamento? Che esaspera la libertà individuale, predica la fine dei valori, e i legami sono percepiti con fastidio? Ricordino i genitori che nessuna autorità può sottrarre a loro il diritto-dovere di educare i propri figli, e che devono reagire con fermezza di fronte a tentativi anche recenti di esautorarli. La scuola non è un campo di rieducazione! Soprattutto in certi ambiti delicati – come l’affettività – i genitori non devono solo essere informati, ma si deve chiedere la loro esplicita autorizzazione. Nascono, comunque, alcune domande di fondo: ne ricordo quattro. Il bambino ha bisogno di attenzione amorosa. Ciò significa che dobbiamo dargli non delle cose, ma noi stessi, qualcosa del nostro tempo. Ma il tempo sembra scarseggiare sempre di più, sembra che basti appena per la nostra vita: come potremo darlo a qualcun altro? Ma dare tempo è un modo concreto per donare se stessi, per perdersi e ritrovarsi. Il bambino ha bisogno di binari per imparare a camminare senza deragliare. Ma quali regole possiamo insegnare perché segua la via giusta, perché sappia distinguere il bene dal male e così essere libero? Nella generale confusione, come possiamo essere indicatori della retta via? Il bambino ha bisogno di sicurezze per non diventare insicuro, pieno di timori e paure verso se stesso, gli altri, la vita. Ma se l’uomo di oggi è insicuro circa il futuro, è possibile inviare qualcuno verso questo futuro incerto? La domanda è legata ad un quesito ancor più radicale: è cosa buona essere uomo? essere al mondo? Di fatto, è possibile trasmettere la vita solo se si è in grado di trasmettere qualcosa di più che la vita biologica, e cioè un senso che regga anche nelle crisi del futuro, e una speranza che sia più forte delle nuvole che oscurano il domani. Se non impariamo nuovamente i fondamenti della vita, se non riscopriamo la certezza della fede, sarà difficile affidare ad altri il dono della vita e il compito di un futuro sconosciuto. Il bambino ha bisogno di vedere che è possibile un amore “per sempre”, non a tempo, non finché dura. Ne siamo convinti? Se il figlio percepisce che la coppia di papà e mamma non è una somma, ma un intreccio per la vita, allora non avrà paura di stabilire un giorno dei legami definitivi, e per questo sarà disposto a lottare con tutte le forze e con l’aiuto certo della grazia. Anche chi vive separato, ma fedele al proprio impegno matrimoniale, dà testimonianza del per sempre. 5. Affidamento Signore Gesù, Ti chiediamo perdono se a volte: anziché vivere, ci lasciamo vivere anziché amare, trasciniamo l’amore anziché accogliere la vita, le tarpiamo le ali anziché resistere nelle difficoltà, soffochiamo la speranza anziché gridare sui tetti la luce della famiglia, tratteniamo la voce. Donaci il coraggio di amare per sempre, di essere dono e non prestito, di lottare per difendere e ricostruire l’amore, di essere chiesa domestica, di avere fiducia nei sacramenti che sono la tua forza per noi, di pregare insieme nelle nostre case. Donaci di essere aperti alle altre famiglie, specialmente a quelle provate e sofferenti; a quanti sono feriti dalla divisione; ai poveri. Santa Madre di Dio, benedici le famiglie di Genova: a Te le affidiamo con fiducia, sapendo che lo sguardo della madre comprende i figli. Certi che il tuo cuore è sempre pronto ad accoglierci, a consolarci, e a riprendere con noi il cammino dell’amore. Amen
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