sabato 1 ottobre 2011
L’arcivescovo Fisichella alla plenaria del Ccee in corso a Tirana: in Europa bisogna superare le frammentazioni, tutta la comunità deve evangelizzare.
Chiese d'Europa, l'unità vitamina per la missione di Mimmo Muolo
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Ma alla fine, che cosa significa «nuova evangelizzazione»? E perché il termine coniato a suo tempo da Giovanni Paolo II è tornato così prepotentemente all’attenzione dei vescovi del vecchio continente? Secondo l’arcivescovo Rino Fisichella, «se non vogliamo che la nuova evangelizzazione corra il rischio di diventare una formula vuota, bisogna superare la frammentazione e unire le forze in un’opera che non è più procrastinabile. Tanti europei pensano infatti di sapere che cos’è il cristianesimo, ma non lo conoscono realmente. Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse. E si diffondono forme di agnosticismo e di ateismo pratico che aggravano il divario tra la fede e la vita». Dunque «la nuova evangelizzazione deve entrare nel contesto culturale che forma la mentalità di generazioni di persone» e reimmettervi il seme del Vangelo.Il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione è intervenuto ieri all’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e non ha mancato di richiamare l’attenzione su alcuni punti di fondo dell’attuale scenario. Innanzitutto, ha fatto notare, «bisogna conoscere la patologia per trovare la terapia giusta». E la "patologia" continentale odierna è che, eliminato Dio dall’orizzonte umano, «si vuole costruire un’Europa indipendente dal cristianesimo e, in alcuni casi, perfino contro di esso. Eppure, il cristianesimo è una condizione obbligatoria per comprendere storia e attualità dei nostri Paesi. La scelta della neutralità di fronte alla religione, ideata e perseguita da molti, è il metodo più dannoso che si possa immaginare». Dunque, «le religioni per l’Occidente non possono essere tutte uguali. Vivere d’indifferenza, agnosticismo e ateismo non solo non consentirà mai di giungere a una risposta sul tema fondamentale del senso della vita, ma non permetterà neppure di centrare l’obiettivo dell’effettiva unità delle nazioni». Per Fisichella, quindi, «non è emarginando né esorcizzando il cristianesimo che si potrà forgiare una società migliore. Una lettura anticristiana non solo è miope, ma è sbagliata nelle sue stesse premesse». E «l’arroccarsi in un individualismo senza sbocco, presto o tardi, provocherà l’asfissia» anche da un punto di vista sociale.Fin qui dunque, la diagnosi. Quanto alla terapia, per l’arcivescovo la strada è obbligata. «Serve una nuova grande audacia missionaria. La nuova evangelizzazione non può essere desiderio di singoli, ma consapevolezza di tutta la Chiesa. Ecco perché dico che bisogna superare la frammentazione e unire le forze. L’appello di Giovanni Paolo II alla nuova evangelizzazione, infatti, ha trovato molte risposte. Oggi si tratta di metterle insieme, facendo in modo che quello che un tempo erano le missioni al popolo diventino un popolo in missione, cioè tutta la comunità che si fa evangelizzatrice».Il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha annunciato a tal proposito l’avvio della «Missione Metropoli», che in un primo momento coinvolgerà 12 diocesi: Barcellona, Bruxelles, Budapest, Colonia, Dublino, Lisbona, Liverpool, Parigi, Torino, Varsavia, Vienna e Zagabria. Il modello sarà quello della grande missione cittadina di Roma e si svilupperà attraverso la lettura del Vangelo di Marco, la catechesi del vescovo in cattedrale (rivolta in particolare a giovani, famiglie e catecumeni), il sacramento della riconciliazione, la lettura delle Confessioni di Sant’Agostino e un gesto di carità. Il tutto finalizzato a rendere più evidente l’annuncio della salvezza, ha concluso Fisichella. Perché appunto questa è la nuova evangelizzazione.ERDO CONFERMATO PRESIDENTE, BAGNASCO E MICHALIK ELETTI VICEPer il secondo quinquennio consecutivo sarà il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente della Conferenza episcopale ungherese a guidare la Ccee. La riconferma è giunta ieri pomeriggio al termine delle operazioni di voto dalle quale sono scaturiti anche i due nuovi vice-presidenti: l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco e il presidente della Conferenza episcopale polacca, Jozef Michalik, arcivescovo di Przemysl.«L’assemblea plenaria – afferma un comunicato dell’ufficio stampa del Ccee – ha ringraziato i neo-eletti per la loro disponibilità e ha augurato un proficuo lavoro a servizio dell’evangelizzazione e della Chiesa in Europa. Nello stesso tempo, i partecipanti hanno ringraziato i membri della presidenza uscente (i cardinali Josip Bozanic di Zagabria e Jean-Pierre Ricard di Bordeaux, ndr) per il lavoro svolto per il bene della Chiesa e per la dedizione nel promuovere la comunione fraterna tra gli episcopati europei».In questo secondo quinquennio sotto la presidenza di Erdö (che ha 59 anni, è professore di diritto canonico e dal 2002 è primate ungherese) il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa dovrà affrontare molte questioni rilevanti tra le quali quella della nuova evangelizzazione, che costituisce l’argomento principale dell’Assemblea di Tirana. Ieri su questo tema sono stati presentati da Jean-Luc Moens, coordinatore delle missioni cittadine in Europa, i risultati di un questionario distribuito nei mesi scorsi a tutti gli episcopati continentali. La Chiesa, è stato notato un po’ da tutti, si trova oggi a vivere «in una situazione simile a quella degli Atti degli Apostoli, immersa in una cultura straniera». Dunque «la nuova evangelizzazione consiste in primo luogo nell’andare verso i battezzati che hanno perso la loro identità cristiana», aiutandoli a riattivare «una relazione personale con Cristo». Più in generale, bisogna affrontare la secolarizzazione crescente e «l’eclisse di Dio». «Alcuni – si legge nel rapporto finale sul questionario – osservano una sorta di disboscamento della memoria cristiana». Ecco perché occorre «un nuovo slancio, un nuovo zelo missionario». La buona volontà ed il potenziale non mancano, «ma occorre ancora uno scatto affinché i cattolici siano capaci di affermare la loro identità». Nelle risposte, c’è chi ha fatto notare come una delle sfide sia anche «l’immagine che la Chiesa dà di se stessa». Un’immagine offuscata dagli scandali della pedofilia. Dunque «c’è bisogno della testimonianza di persone sante».In mattinata i membri del Ccee sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica albanese, Bamir Topi, al quale il cardinale Erdo ha rivolto parole di apprezzamento e l’auspicio che siano risolti anche qui i casi riguardanti le proprietà ecclesiastiche confiscate durante il comunismo.

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