venerdì 1 gennaio 2016
​In diecimila hanno sfilato e pregato a Molfetta. No all'indifferenza. Il ricordo del vescovo Tonino Bello. (Antonio M. Mira)
La riconoscenza di Papa Francesco
Sant'Egidio in 800 città
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La memoria e un forte segno di speranza. È cominciata così la 48ma Marcia per la Pace che ha portato più di 10mila persone lungo le vie, le piazze e i luoghi simbolo di Molfetta a 23 anni da quel 31 dicembre 1992 quando a guidarla fu il vescovo dellà città don Tonino Bello appena tornato dall'indimenticabile marcia dei 500 "costruttori di pace" a Sarajevo assediata. É proprio le sua immagine, segnata dalla grave malattia che l'avrebbe portato via appena quattro mesi dopo, ma ancora piena di forza, scorre sul grande schermo sul sagrato. "Se cerchi la pace va incontro ai poveri, fatti povero come loro. Il futuro ha i piedi scalzi, il futuro è dei poveri. Gli annunciatori di pace sono loro". È proprio nello spirito del Servo di Dio don Tonino, per il quale é il corso la causa di beatificazione, è il forte segno di condivisione.

I rappresentanti di quattro religioni, cattolici, islamici, ortodossi e buddisti, portano una testimonianza e una preghiera. "Dobbiamo cercare ciò che ci unisce", dice don Luigi Renna che oggi sará ordinato vescovo per la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. E cita "tre segni: tutti invochiamo un Dio misericordioso; mettere insieme la sapienza di tutte le ricchezze culturali; la pietra miliare della cultura dei diritti umani". Poi tutti insieme leggono la preghiera di Papa Francesco che conclude l'Enciclica Laudato sì. "Altissimo Signore sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l'amore e la pace".

Momenti intensi hanno accompagnato la marcia pomossa dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, Caritas Italiana, Pax Christi, Azione cattolica e organizzata dalla diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, con il sostegno dell’Amministrazione comunale. Così il sindaco, Paola Natalicchio: "Questa non è la serata di qualcuno contro qualche altro. Molfetta risponde mettendosi in cammino con voi". Come la Regione.

"La speranza è fatta di piccole cose quotidiane ma non si realizza se stiamo fermi", dice il governatore Michele Emiliano. E allora si parte spronati dalla frase di don Tonino ricordata dall'Amministratore diocesano, monsignor Ignazio de Gioia: "In piedi costruttori di pace. La strada é ancora lunga, la pace deve essere custodita". Tanti giovani, i fazzolettoni degli scout, associazioni, parrocchie. Ma anche molti capelli bianchi di chi di marce ne ha fatte a decine. Tante bandiere della pace, anche da balconi e finestre. Si canta, si riflette. La prima tappa è in piazza Paradiso. Viene piantato un grande ulivo. La terra è quella dei terreni confiscati alle mafie. Tocca a don Luigi Ciotti, presidente di Libera, impugnare una pala per riempire la buca che viene poi innaffiata dal vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi. Poi di nuovo in cammino fino alla Cattedrale.

È il momento delle forti testimonianze dell'Azione cattolica e degli scout dell'Agesci. E di don Ciotti che di don Tonino era amico ed era qui 23 anni fa. "Troppi vogliono stare in pace invece di darsi da fare per la pace. La pace deve graffiare le nostre coscienze. Gli operatori di pace sono quelli attenti ai poveri, ma non basta accoglierli ma riconoscerli. Perché pace é camminare insieme alla ricerca di veritá e giustizia". Per questo è stretto il legame tra pace e tutela del Creato, sottolineato ancora una volta da Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata della pace. Lo ricorda l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro. "L'indifferenza la vinciamo con la testimonianza della verità, anche rischiando la vita. Aria, terra e mare li dobbiamo difendere noi, cosi come combattere il caporalato e accogliere i migranti. Questo é il nostro Giubileo della Misericordia". Si riparte passando davanti al luogo dove il 7 luglio 1992, sempre quell'anno, venne ucciso il sindaco di Molfetta Giovanni Carnicella. Ai funerali don Tonino sferzò ancora una volta le coscienze affermando che "ad ucciderlo non é stato un mostro ma un nostro". Parole che sono state al centro della riflessione del vescovo di Cassano all'Ionio, Francesco Savino, figlio delle terre pugliesi.

"Non basta l'indignazione ma passare da una cultura dell'io a quella del noi. Qui si gioca l'etica della responsabilitá e senza fare sconti a nessuno. In particolare sulla giustizia e sul bene comune". Contro violenza e sfruttamento come quelli che vengono raccontati dai volontari della Caritas (tra loro anche un musulmano: "Per me è normale") nella tappa alla stazione. La marcia si conclude, molto significativamente, nella parrocchia della Madonna della Pace. A presiedere la celebrazione il vescovo Ricchiuti, con l'arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, il vescovo di Trapani Pietro Maria Frangelli, il vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi. E quasi cento sacerdoti. "Dobbiamo allontanare ogni logica di indifferenza - dice nell'omelia il presidente di Pax Christi - per tornare a essere il popolo della pace. Noi denunciamo chi si arricchisce col commercio delle armi. Noi non ci stiamo e diciamo che la guerra è una strada senza ritorno". È poi il suo predecessore, Luigi Bettazzi, 92 anni di incredibile vitalità, "l'ultimo dei Padri conciliari", ci tiene a ricordare, ad accompagnare lo scoccare della mezzanotte. "Andate in questo 2016 a portare la missione di pace del Signore".

Torniamo al Seminario regionale che ci ospita, accompagnati dal don Ciotti, come sempre scortatissimo. E ci regala un ultimo ricordo su don Tonino, di grande attualità. "In occasione di un incontro mi accompagnò con la sua auto. Pioveva e vedemmo una fila di immigrati. Vivevano in una masseria semidistrutta. Ci siamo fermati per un po' con loro. Solo molto tempo dopo ho saputo che don Tonino era poi tornato e aveva passato tutta la notte con loro". Ancora una volta i poveri e l'indifferenza da sconfiggere per conquistare la pace.
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